Il ministro della Difesa Crosetto: "Non è stato destituito", l'ex capo della Folgore non fa passi indietro e affronterà le conseguenze

Il Generale Vannacci non è stato destituito. Come da prassi nelle Forze Armate è stato avvicendato nell’incarico, su decisione del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, a tutela Sua e della Forza Armata, in attesa di accertare i fatti ed ascoltare tutti gli interessati”. Così il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, su Twitter. 

Crosetto: “Chi indossa divisa tiene per sé proprie idee”

 “Chi indossa una divisa ha le sue opinioni ma se la porta le tiene per sé e la onora”. Così il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, tornando una seconda volta sulla vicenda del generale Roberto Vannacci. “Le forze armate e di polizia – scrive su twitter Crosetto – cui è consentito per legge e Costituzione l’uso della forza, devono operare prive di pregiudizi di ogni tipo (razziali, religiosi, sessuali). Perché tutti devono sentirsi sicuri”. 

Generale Vannacci: “Non mi aspettavo conseguenze ma le affronterò” 

“Risponderò nelle sedi e nei luoghi più opportuni, quelli della mia forza armata. Non mi aspettavo a provvedimenti di questo tipo. Sono grato alle forze armate, la mia patria, che mi ha tributato in passato” e “se questo libro ha suscitato risentimenti nell’ambito della forza armata ne sopporterò le conseguenze”. Così il Generale Roberto Vannacci intervistato dal Tg4. “Agli uomini in uniforme è garantita libertà di opinione e manifestare le proprie idee – ha aggiunto – purché non siano riferite a ordini di servizio, notizie riservate o propaganda politica”. 

Generale Vannacci: “Nessun passo indietro, fiero di linguaggio da caserma”

Non ho offeso nessuno utilizzando un linguaggio scurrile o volgare, è un linguaggio concreto, forte e provocatorio, qualcuno lo ha definito da caserma e non mi scandalizza visto che ho passato tutti gli anni della mia vita dentro una caserma”. È tornato a difendersi davanti alla telecamere del Tg4 il generale Roberto Vannacci dopo le polemiche per il suo libro. “Le frasi finite sul banco degli imputati non sono un’offesa a nessuna categoria – ha proseguito – ma giustificate da numeri, da dati, possono essere criticate e discusse ma non vedo perché dovrei fare un passo indietro per la pubblicazione di questo libro”. 

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