Il contratto collettivo in base a cui venivano remunerati i vigilantes prevedeva stipendi definiti incostituzionali da 5,3 euro l'ora
Buste paga che non garantiscono “un’esistenza libera e dignitosa”: un’altra azienda della vigilanza, dopo Mondialpol e Sicuritalia, finisce nel mirino della Procura di Milano per caporalato. Il pm della Direzione distrettuale antimafia, Paolo Storari, ha disposto il controllo giudiziario nei confronti della Cosmopol, società campana di sicurezza privata da 132 milioni di euro di fatturato, 6,5 milioni di utili all’anno e 3.855 dipendenti nel 2022. Indagato per caporalato il rappresentante legale di Cosmopol, il 45enne Francesco Perrotti, e la società per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. La misura è stata eseguita questa mattina dagli uomini del Nucleo di polizia economica della Guardia di Finanza di Milano. Sotto la lente degli inquirenti i “fenomeni di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” fra il 2019 e il 2021 che hanno coinvolto i vigilantes impiegati da vari siti e clienti (Poste italiane, Enel, Intesa Sanpaolo, diverse aziende sanitarie, Leonardo, Fiera Milano) e realizzati “approfittando dello stato di bisogno” dei lavoratori. Venivano remunerati da un contratto collettivo nazionale che prevede paghe orarie definite incostituzionali da 5,3 euro e retribuzioni lorde mensili da 930 euro (650 euro netti) “assolutamente sproporzionate rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”.
In corso la notifica degli avvisi di garanzia
Nella provincia di Lodi sono in corso diverse perquisizioni nei confronti della società e delle persone fisiche con funzioni di responsabilità verso i lavoratori dipendenti coinvolti e si sta procedendo alla notifica degli avvisi di garanzia. La Procura di Milano ha nominato amministratore giudiziario della Cosmopol spa il dottor Giovanni Falconieri, commercialista socio dello studio Chiaruttini & Associati esperto di crisi d’impresa, che avrà il compito di procedere alla “regolarizzazione dei lavoratori” che prestavano la propria attività in “assenza di un regolare contratto”. Dietro l’inchiesta – l’ennesima sul settore di logistica e vigilanza dopo che a giugno è scattato il controllo giudiziario sulla Servizi Fiduciari (Gruppo Sicuritalia) che a sua volta ha dato il là all’indagine per frode fiscale negli appalti di Esselunga con 42 milioni di euro di sequestro preventivo e quella su Mondialpol che ha portato la società ad aumentare gli stipendi fino al 30% entro il 2026 per uscire dall’amministrazione giudiziaria – c’è l’evoluzione della giurisprudenza nelle cause civili di lavoro davanti a vari Tribunali (Milano e Genova in particolare). In sintesi: se anche esiste un contratto nazionale (come quello dei servizi fiduciari) ma la retribuzione è “inferiore alla soglia di povertà assoluta” dell’Istat questo “esclude in modo evidente che possa assicurare al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Un principio giuslavoristico per la Procura di Milano è diventato la ‘spia’ di caporalato e violazioni del codice penale.
“Turni massacranti e paghe da fame”
“La situazione degli stipendi bassi è ormai nota e di conseguenza assumere nuovo personale si sta rilevando estremamente problematico. Questo comporta che l’azienda imponga la copertura di tutti i turni scoperti al personale già assunto rendendo le loro condizioni lavorative sempre più precarie obbligando in questo modo turni massacranti senza la possibilità che questi possano rifutarsi, evitando minacce velate e ripercussioni”. È quanto ha messo a verbale un sindacalista della Cgil di Milano nell’ambito dell’inchiesta di Procura di Milano e Guardia di Finanza su Cosmopol. Sono 38 gli addetti alla sicurezza sentiti a sommarie informazioni a giugno dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria e dal pm Paolo Storari. Oltre agli stipendi da 650 euro al mese netti o che necessitano di decine di ore di straordinario per superare i mille euro mensili, hanno raccontato agli inquirenti che “vista la carenza di personale – è la testimonianza di una lavoratrice – sono stata costretta a raddoppiare i turni facendo turni da 12 ore continuative, dai 10 ai 15 giorni di fila, senza mai fare un riposo”. Altri hanno parlato di “mobbing” nei confronti delle lavoratrici madri e punizioni nei confronti di chi si prendeva la malattia o rifutava un turno nelle settimane successive.
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