Aperta inchiesta dalla procura di Ivrea per disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo, si pensa a "errore di comunicazione"
Se si sia trattato di un errore del singolo o di un intero sistema organizzativo e tecnologico che ha fallito provocando la morte di cinque operai fra i 22 e i 52 anni a Brandizzo è quello che dovrà accertare l’inchiesta della Procura di Ivrea per disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo contro ignoti. C’è un’espressione che gli inquirenti che indagano sulla strage ferroviaria di Brandizzo hanno cominciato a utilizzare con sempre maggiore insistenza con il passare delle ore da quando, alle 23.50 di mercoledì sera un convoglio vuoto e non in servizio commerciale ha spezzato 5 vite nei pressi della stazione del Torinese: “Errore di comunicazione”.
E’ ormai certo che i due macchinisti alla guida del treno, illesi ma sotto choc, “non sapessero della presenza” lungo il binario 1 dei manutentori della Sigifer di Borgo Vercelli, azienda appaltatrice di Rete Ferroviaria Italiana specializzata in lavori di manutenzione e armamento ferroviario da quasi 100 addetti e 13 milioni di giro d’affari. “I lavori, secondo procedura, sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno” ha fatto sapere Ferrovie dello Stato. “Le lavorazioni di manutenzione dei binari avvengono in assenza di circolazione” ha aggiunto Gianluca Dati, responsabile comunicazione di Rfi.
Il Ministero della Infrastrutture e dei Trasporti ha annunciato che nominerà “una commissione d’inchiesta interna”. Per Fs in quel tratto sarebbe stato possibile “raggiungere una velocità massima di 160 km/h” ma a quanto viaggiasse realmente quel treno è ancora uno dei punti interrogativi.
I magistrati intanto lavorano: tra i primi atti della pm di turno Giulia Nicodemo – sul posto sin dalla notte – e della Procuratrice della Repubblica di Ivrea, Gabriella Viglione che ha creato un pool di pm e delegato la polizia ferroviaria di Torino per le indagini, c’è l’acquisizione delle immagini delle telecamere di sorveglianza della stazione di Brandizzo. Verranno disposti accertamenti ed esami medico-legali per identificare i resti dei corpi di Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo, la cui raccolta è andata avanti fino a tarda serata in uno scenario bellico.
Almeno uno dei macchinisti del treno è già stato sentito come persona informata sui fatti e ha ribadito di non aver saputo nulla sulla presenza di operai e manutenzioni lungo la linea. Gli investigatori cercano tutta la documentazione sui lavori in corso, come e da chi fossero stati disposti e quali misure per la sicurezza dovessero osservare gli addetti dell’azienda appaltatrice di Rfi, di proprietà dei tre soci Daniele e Simona Sirianni e Tiziana Gazzignato, e uno dei fiori all’occhiello imprenditoriali del Vercellese. E’ in corso la raccolta di testimonianze fra i responsabili delle ditte, del dipendente di Rfi che si trovava sul posto al momento dell’impatto e delle numerose persone che circolavano intorno alla stazione di Brandizzo. A 24 ore dalla tragedia le domande chiave non hanno ancora una risposta: chi, quando e come doveva comunicare il passaggio del treno?
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata