A quattro mesi di distanza dall'avviso di chiusura indagini, la procura di Verbania ha depositato le richieste per sei persone e due società

A quattro mesi di distanza dall’avviso di chiusura indagini, ecco le richieste di rinvio a giudizio. La procura di Verbania, coordinata dalla procuratrice capo Olimpia Bossi, ha depositato le richieste per gli otto che erano già indagati, sei persone e due società, per la strage della funivia del Mottarone del 23 maggio 2021, nella quale hanno perso la vita 14 persone. Unico sopravvissuto il piccolo Eitan, per il quale il procedimento per l’adozione da parte della zia paterna Aya Biran è ancora in corso.

E mentre arriva la notizia, “attesa e prevedibile” secondo i legali di quelli che ormai sono imputati, emerge anche un altro dato: Leitner, una delle due società coinvolte, ha iniziato le trattative per i risarcimenti alle famiglie delle vittime e alcune di queste, secondo quanto confermato a LaPresse da fonti informate, sono state già chiuse. Le cifre sono “molto importanti”, secondo fonti vicine alle trattative. Ma non è, per la società altoatesina, un’ammissione di colpevolezza: Leitner “non si ritiene responsabile” per la strage “ma è molto vicina alle vittime e ritiene doveroso dal punto di vista etico anticipare i risarcimenti in attesa che vengano identificate le responsabilità, che, secondo noi, sono in capo ad altri”, spiegano i legali. “Puntiamo a chiudere le trattative entro l’udienza preliminare“. Udienza che molti sperano sia fissata entro ottobre ma potrebbe finire a novembre. Per il momento i risarcimenti sono stati fissati da Reale Mutua, l’assicurazione di Ferrovie del Mottarone (la seconda società indagata), che aveva messo a disposizione mesi fa il massimale previsto di diversi milioni. Alcuni acconti erano già arrivati. Sui risarcimenti Leitner, invece, le trattative sono “molto serie” e in stato “avanzato”, dice a LaPresse il team di legali della famiglia materna di Eitan (i nonni, Cohen).

Oltre alle due società, Leitner e Ferrovie del Mottarone, figurano nella richiesta di rinvio a giudizio il gestore Luigi Nerini, Gabriele Tadini, Enrico Perocchio, e i vertici Leitner cioè Martin Leitner, consigliere delegato, il presidente del Cda Anton Seeber e il dirigente Peter Rabansen. I capi di imputazione, a vario titolo, sono omicidio plurimo colposo, lesioni colpose, attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo (e per Tadini e Perocchio anche il falso).

Per la procura i dubbi sono pochi: come già detto nella chiusura indagini, sono mancati i necessari controlli sulla fune traente, della quale il “68% dei fili” risultava già danneggiato prima del crollo, sono state omesse sui registri le anomalie dell’impianto frenante e, come già accertato, sono stati inseriti i ‘forchettoni’ che inibivano il freno d’emergenza. Negli indagati non figurava l’Ustif, che però riemerge spesso: fu tirato in ballo anche da Leitner (“attribuiscono a un privato il controllo su un ente pubblico”, disse l’avvocato Paolo Corti a LaPresse a maggio) e oggi lo fa anche Pasquale Pantano, legale di Nerini. “Sarebbe contraddittorio attribuire responsabilità sull’adeguatezza o meno del personale impiegato alla funivia quando il garante è Ustif e non Ustif non risulta tra gli indagati”, dice a LaPresse, riferendosi a quanto scriveva sempre la procura, parlando di “risparmio” sugli investimenti “anche in termini di assunzione del personale” da parte di Ferrovie del Mottarone.

Se diversi legali si dicono non sorpresi (“tutto come previsto, modi e tempi corretti da parte della procura”, dice Marcello Perillo, legale di Tadini), la società Leitner “ribadisce con forza la propria convinzione di non essere passibile di alcuna forma di addebito in relazione ai fatti contestati all’azienda e ai vertici societari”, rinnovando la “fiducia nell’operato della Magistratura“. Sarà il processo, ora, a stabilire le responsabilità.

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