Sono due i forti terremoti del passato più vicini all’area della sequenza sismica di queste ore, entrambi con epicentro nella zona del Mugello, regione storica nel cuore dell’Appennino tosco-emiliano, circa 25 km a nord di Firenze: l’evento del 13 giugno 1542 di magnitudo stimata 6.0 e l’evento sismico del 29 giugno 1919 di magnitudo 6.4. L’epicentro di oggi, comunica l’Ingv, Istituto italiano di geofisica e vulcanologia, risulta essere relativamente vicino anche ai terremoti dell’Appennino tosco-romagnolo in particolare al terremoto del 22 marzo 1661 di magnitudo 6.5 e del 29 ottobre 1725 magnitudo 5.67 per i quali vengono stimati valori di intensità macrosismica a Marradi pari all’ottavo grado della scala Mercalli.
La sequenza del sisma del 1919 iniziò nelle prime ore del 29 giugno con alcune piccole scosse avvertite nella notte; attorno alle 10.15 della mattina (ora locale) ci fu una forte scossa che causò alcuni danni a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, e in alcune piccole frazioni vicine, e che allarmò notevolmente la popolazione, la quale si riversò all’aperto. Seguirono altre scosse più leggere nelle ore successive. L’evento principale avvenne nel pomeriggio, alle 17.06. Danni molto gravi e diffusi si ebbero nei comuni di Borgo San Lorenzo e di Dicomano. Nella prima località moltissime case subirono lesioni gravissime e divennero inagibili. Fu rilevato che in generale gli edifici all’esterno sembravano apparentemente poco danneggiati, ma all’interno erano gravemente lesionati o completamente crollati. A seconda delle fonti, tra il 50% e il 75 % dell’edificato di Borgo San Lorenzo divenne inabitabile. Gli effetti nel capoluogo del Mugello sono stati stimati tra i gradi 8 e 9 della scala Mercalli. Gravi danni interessarono anche decine di località situate sul versante romagnolo dell’Appennino, nell’area denominata all’epoca “Romagna Toscana”, che oggi rientra nelle attuali provincie di Firenze e di Forlì. Qui l’impatto dell’evento fu notevolmente aggravato dal fatto che appena 7 mesi prima, il 10 novembre 1918, un forte terremoto aveva colpito il territorio dell’Appennino forlivese, con effetti distruttivi in diversi centri delle alte valli del Savio e del Bidente. La scossa del 29 giugno 1919 causò nuovi danni diffusi e crolli in centri come Santa Sofia, Bagno di Romagna, Galeata, Civitella di Romagna (Forlì Cesena), dove la ricostruzione era appena iniziata e il patrimonio edilizio risultava ancora indebolito, con una vulnerabilità peggiorata proprio a seguito del terremoto precedente. Fu colpita anche la provincia di Arezzo, soprattutto il territorio del Casentino, dove ci furono danni diffusi a Pratovecchio, Poppi, Stia e a Bibbiena. Anche qui l’impatto fu aggravato dai danni preesistenti che erano stati causati dal terremoto del novembre 1918. Danni furono registrati infine nel Valdarno superiore, in particolare a Loro Ciuffenna, Terranova Bracciolini, San Giovanni Valdarno (tutti in provincia di Arezzo) e a Figline Valdarno (Fi).