Un'amica della donna: "Ho sentito bugie, era una famiglia che si amava tanto"

Sono state affidate dalla procura di Alessandria le analisi informatiche su Pc e telefoni, nell’ambito dell’inchiesta sulla strage familiare: Martino Benzi ha ucciso la moglie Monica Berta, il figlio Matteo Benzi e la suocera Carla Schiffo per poi suicidarsi. Le indagini procedono soprattutto seguendo il filone del movente economico, quindi anche su eventuali conti corrente di Benzi e della famiglia, ma per il momento non ci sono riscontri. Le analisi informatiche saranno fatte da alcuni esperti perché in particolare i Pc sono protetti da password. Secondo quanto apprende LaPresse, nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Enrico Cieri, oltre al fratello di Benzi potrebbero essere sentiti nei prossimi giorni anche i parenti della moglie, Monica Berta. Al momento non è contestata la premeditazione, anche se Benzi dopo aver ucciso moglie e figlio si è cambiato per recarsi alla Rsa dove era ricoverata la suocera, e lì uccidere la donna e suicidarsi.

“In queste ore ho sentito tante bugie su Martino e sulla sua famiglia. Troppa gente parla senza sapere e io non posso tollerare oltre”. Lo dice a LaPresse Titti Magrin, da più di 40 anni amica di Monica Berta. “Erano una famiglia spettacolare. Si amavano tantissimo e si completavano l’un l’altro. E poi erano felici: Monica – che durante la pandemia aveva subìto un trapianto di midollo per una leucemia – dieci giorni fa aveva saputo che era finalmente guarita e proprio questo weekend sarebbero andati in montagna per festeggiare. I momenti brutti erano ormai alle spalle. Martino amava la famiglia di Monica più della sua e – racconta – la suocera come fosse sua madre”. “Qualunque cosa lo abbia spinto a fare quello che ha fatto gli deve aver dato l’idea di non avere scelta. Ha voluto restare con la sua famiglia fino alla fine, uniti per sempre in questo dramma”, prosegue Magrin. L’amica non crede ai problemi economici alla base del tragico gesto. “Avevano una bella casa di proprietà e Martino proveniva da una famiglia benestante. E no, non erano in mano agli usurai come qualcuno ha detto. Qualunque cosa lo abbia spinto deve avergli fatto pensare di non avere via d’uscita: gli è crollato il mondo addosso e ha deciso di portare tutti con sé. Quello di Martino è stato un atto folle d’amore”. 

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