Paura nelle comunità ebraiche, consigli come coprire la kippah. Il direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea: "C'è percezione insicurezza"
Cinque episodi di antisemitismo in soli 4 giorni in Italia, da quando è iniziato il conflitto tra Hamas e Israele. Sono quelli registrati dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea: 4, secondo quanto apprende LaPresse, si sono registrati in un solo giorno, l’11 ottobre. Il Centro raccoglie segnalazioni online, minacce, scritte antisemite. Tre i graffiti registrati l’11 ottobre: svastiche comparse a Mirandola sui muri della scuola di musica, la scritta ‘Buon Natale W Hamas’ comparsa a Livorno su una saracinesca e la scritta ‘Ebrei assassini nei forni’ comparsa invece a Milano. Gli altri due episodi rilevati sono legati a messaggi d’odio sui social.
Secondo quanto apprende LaPresse, in alcune comunità ebraiche in Italia (almeno in una) sono state diffuse alcune indicazioni precauzionali da quando è scoppiato il conflitto tra Israele e Hamas. Nello specifico, sarebbe stato indicato ai membri di una comunità che potrebbe essere più sicuro indossare un cappello sopra la kippah e, in alcuni contesti, muoversi in gruppo. “Uno degli effetti di quanto sta accadendo è che c’è un aumento della percezione di insicurezza, c’è paura – commenta a LaPresse Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – Per questo si arriva al punto che una comunità ebraica deve lanciare una sorta di codice di comportamento, chiedere cioè ai membri di avere alcune accortezze per la propria sicurezza. Che però limitano la libertà del singolo“. In ogni caso, aggiunge, “non vediamo molte manifestazioni a sostegno degli ebrei, in piazza ci sono quasi solo ebrei”. “Siamo talmente sotto evento che ora è difficile avere dei dati ma ogni volta che ci sono eventi scatenanti, da un conflitto in Medioriente a una frase di Liliana Segre che viene presa di mira, la pressione” sul tema antisemitismo “aumenta”, spiega ancora Gadi Luzzatto Voghera. “Succede anche per il Giorno della Memoria, non c’è una difformità di comportamento”, dice. Ma c’è una differenza di percezione: “Negli ultimi anni anche l’organismo europeo che analizza il ‘sentiment’ dei diversi gruppi di popolazione in Europa ha registrato una crescita significativa della percezione di insicurezza e paura nelle comunità ebraiche, anche a prescindere dai dati”, conclude il direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
Hate speech aumentato negli anni, allerta in questi giorni
L’hate speech antisemita sul web in Italia è in aumento negli ultimi anni: secondo la rete Contro l’Odio, che fa una mappatura dell’odio online, “si è passati dal 2,2% dei tweet d’odio a tema antisemitismo nel 2016, al 3,8% nel 2017-18, a un picco tra il 2019 e il 2020 (25%)”, spiega Silvia Brena, del direttivo della rete nazionale Contro l’Odio e a capo di Vox Diritti. “Lì c’era stato un picco, i dati poi si sono abbassati ma oggi sono ancora molto più alti del 2016”.
Il monitoraggio del 2023 è reso difficile da diversi fattori, tra questi anche le misure prese da X (ex Twitter) che ha bloccato, ad esempio, molti account legati ad Hamas: “L’antisemitismo in Italia però alterna fasi di latenza a fasi in cui si scatena. La mappatura avviene tramite un algoritmo che funziona per parole chiave, come ‘rabbino’, ‘usuraio’, ‘approfittatore della crisi'”, spiega ancora Brena. Poi, una volta individuati tutti i tweet sull’argomento, vengono scremati quelli che effettivamente sono negativi: “Nelle rilevazioni prima del 2020 c’erano molti tweet neutri – spiega Brena – mentre nell’ultima rilevazione siamo passati ad avere su questo tema il 7% di tweet positivi e il 93% di tweet negativi. Un dato molto alto”. Secondo quanto riferisce Brena a LaPresse, i tweet d’odio antisemita sono genericamente geolocalizzati in modo ben preciso. “La maggior parte dei discorsi d’odio arriva da luoghi che sono connotati storicamente come a fortissima presenza di estremismo di destra, vedi l’alto Lazio”, spiega. In generale “i fattori scatenanti, come i conflitti internazionali, possono portare a dei picchi: era accaduto con la pandemia e, anche se in questi giorni non abbiamo ancora i dati, è sotto gli occhi di tutti che questo sta avvenendo anche ora” aggiunge Brena.
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