Perla Arianna Allegri, ricercatrice all'Università di Torino e membro dell'Osservatorio di Antigone: "Tendenza della magistratura a non credere a questo strumento"
In Italia i braccialetti elettronici sono pochi e il sistema di allarme li rende macchinosi. A dirlo a LaPresse è Perla Arianna Allegri, ricercatrice del dipartimento di Giurisprudenza all’Università di Torino e membro dell’Osservatorio di Antigone che spiega come ci sia “una tendenza della magistratura a non credere a questo strumento“. Basti pensare che, aggiunge, “al 30 settembre 2023 abbiamo in carcere circa 59mila persone detenute, con un trend in costante aumento. Di queste, oltre 15mila non hanno una condanna definitiva. L’impressione è che il braccialetto elettronico non sia utilizzato come una misura alternativa”.
Ma come funzionano? “I braccialetti elettronici mandano dei segnali a un apparato di radiofrequenza posto all’interno dell’abitazione della persona che lo indossa, se la persona scappa dal perimetro in cui quell’apparecchio riceve, viene mandato un allarme che viene ricevuto prima a una centralina comune che esiste a Roma e che fa partire il segnale alle sedi locali di polizia giudiziaria, che sono collegate a un server unico che dirama gli allarmi. Adesso sono in funzione alcuni che utilizzano il Gps. In questo caso viene dato uno spazio di posizionamento e se viene superato il dispositivo suona”, ha continuato Allegri spiegando che “il problema è cosa accade una volta che è suonato l’allarme dei braccialetti elettronici, perché è vero che il braccialetto può essere geolocalizzato e la polizia arriva, ma in quali tempi? Non possiamo pensare che il braccialetto elettronico sia la soluzione a tutti i mali del mondo”.Allegri ha sottolineato inoltre che “il braccialetto viene applicato ‘previo consenso’ della persona, un consenso non volontarissimo perché se la persona rifiuta le misure cautelari o vengono dati gli arresti domiciliari o la persona viene portata in carcere. Il braccialetto viene applicato alla caviglia ed ha tenuta di 70 gradi e un punto di rottura sui 40 kg”.
“Quando viene installato il braccialetto elettronico viene fatto un controllo da alcuni tecnici per capire se i dispositivi ricevono la rete e se è possibile perimetrare in un certo modo l’abitazione. Poi viene fatto un controllo da parte dei tecnici della società che si aggiudica i bandi, prima era Telecom poi è diventata Fastweb. Nell’aprile 2022 è stato fatto un nuovo bando ma non si sa ancora chi se lo è aggiudicato”, ha continuato Allegri evidenziando come “la Corte dei Conti si è più volte pronunciata sui braccialetti elettronici perché dietro c’è una questione di denaro molto importante, basti pensare che nel 2014 pagavamo per 55 dispositivi cento milioni l’anno”, continua Allegri sottolineando come “ci sia un problema di trasparenza. Negli scorsi anni come associazione Antigone abbiamo chiesto più volte i numeri e il ministero ci ha risposto che divulgare questi dati avrebbe creato ‘un pregiudizio concreto alla tutela degli interessi-limite inerenti alla sicurezza pubblica e all’ordine pubblico”.
Meno di 1.000 per reati da ‘Codice rosso’
A fronte di circa 27mila denunce, dato relativo all’ultimo rapporto del Ministero dell’Interno, per reati legati al cosiddetto ‘Codice rosso’, sono 928 i braccialetti elettronici attivi in Italia. Di questi, secondo i dati forniti dal Viminale, 608 sono stati applicati dai carabinieri e 321 dalla polizia. In Italia, ad oggi, i braccialetti elettronici attivi sono 5.465. Di questi, 4.511 sono stati applicati a persone che si trovano agli arresti domiciliari e 26 a persone in attesa di giudizio. Nel dettaglio, per quanto riguarda i braccialetti elettronici indossati da persone che si trovano agli arresti domiciliari dopo una condanna, 3.319 sono stati applicati dai carabinieri, 1.121 della polizia e 71 della Guardia di finanza. Mentre per quanto riguarda quelli applicati a persone in attesa di giudizio 16 sono stati applicati dai carabinieri e 10 dalla Polizia. In Italia in tutto sono stati attivati 26.999 braccialetti elettronici.
Dagli ultimi dati, pubblicati dal dipartimento della Pubblica Sicurezza del Viminale, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il 25 novembre, emerge come dall’entrata in vigore del ‘Codice rosso’ sono stati registrati 6.499 casi di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, 48 casi di reati di costrizione o induzione al matrimonio. Per i reati di stalking le denunce sono state 12.200 e il 74% delle vittime sono donne. In merito ai maltrattamenti contro familiari e conviventi, i reati sono stati 16.857, con un elevata incidenza delle vittime di sesso femminile, ben l’81%. Le violenze sessuali, stando sempre all’ultimo report disponibile, erano aumentante registrando 4.416 casi, con il 92% di vittime donne.
D.i.Re: “Non bastano per mettersi in salvo”
“I dati sui braccialetti elettronici confermano le perplessità che abbiamo espresso come Rete nazionale dei centri antiviolenza. Gli ultimi femminicidi evidenziano che non è sufficiente rivolgersi alle istituzioni per mettersi in salvo. Non si può considerare il Braccialetto elettronico come l’unico rimedio, anche perché 200 metri sono davvero pochi per garantire la sicurezza delle donne”. Lo dice Antonella Veltri, Presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, commentando i dati del Viminale, in possesso de LaPresse, sui braccialetti elettronici in Italia. “Credo sia anche importante fare una valutazione sugli investimenti economici dedicati al tema della prevenzione della violenza alle donne: senza una formazione dedicata e una strategia concreta per il cambiamento culturale, le norme di sicurezza non risolvono il problema”, ha concluso.
Zanella (Avs): “Dati inquietanti, interrogazione a Nordio”
Chiede spiegazioni al governo Alleanza Verdi e Sinistra. “I dati sui braccialetti elettronici sono inquietanti, così fare prevenzione è una illusione. Ho presentato una interrogazione parlamentare al ministro Nordio chiedendo di mettere a disposizione un maggior numero di strumenti e soprattutto di vigilare sul loro funzionamento”, ha dichiarato Luana Zanella capogruppo di AVS alla Camera, commentando i dati del Viminale, in possesso de LaPresse, sui braccialetti elettronici attivi in Italia.
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