L'ex deputato Fiano presentò una legge: "E' urgente e necessaria" spiega a LaPresse. Parere condiviso dalla giurista Martucci
Dopo gli attentati di Arras e Bruxelles, in Italia il rischio terrorismo dovuto alla radicalizzazione aumenta. “E’ statisticamente provato che nei 7 giorni successivi a fenomeni come questi, si verificano episodi di emulazione“. A dirlo a LaPresse è Claudio Bertolotti, direttore dell’Osservatorio REACT (Radicalismo e contrasto al terrorismo) e già capo della sezione contro-intelligence e sicurezza della Nato in Afghanistan. “Quando ci sono eventi esterni significativi infatti si verifica una situazione di attivazione. In questi giorni il richiamo al ‘venerdì della rabbia’ nel mondo arabo ha attivato attacchi violenti. Dopo questi, occorre tenere gli occhi aperti su eventi emulativi a basso livello ma che possono essere pericolosi e che statisticamente ci sono”, aggiunge Bertolotti, riferendosi ad esempio all’uomo armato di coltello davanti alla sinagoga di Torino due giorni fa. Questi fenomeni “sono più difficili da prevenire perché l’individuo che li commette difficilmente comunica a qualcuno le sue intenzioni: occorre fare attenzione a non sottovalutare questi soggetti. Nessun terrorista oggi ha la tessera di Al Qaeda, i terroristi oggi qui sono questi qui, individui che compiono emulazioni” conclude. I cosiddetti ‘lupi solitari’. E infatti, fonti informate confermano a LaPresse che l’attenzione alla radicalizzazione in carcere da parte del Dap, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria, “è in aumento” in contesti come quello attuale, anche se è sempre “massima”.
Il fenomeno della radicalizzazione in Italia “è consolidato ed è in crescita” dice ancora Claudio Bertolotti. “Naturalmente occorre distinguere tra fenomeni di radicalizzazione ideologica e terrorismo. Il primo è diffusione dello jihadismo, comprende un vasto numero di adepti, che solo raramente si trasformano in persone che compiono attivamente violenze sul territorio nazionale”, aggiunge Bertolotti. “Ci sono persone che prendono diverse strade, c’è chi parte per la Siria, chi fa da amplificatore di ideologie stando qui, fino ad arrivare a chi si fa portavoce dello Stato Islamico nei Paesi Ue – conclude – Una volta la radicalizzazione, quella legata ad Al Qaeda, era analogica: oggi passa tanto attraverso il web”. L’accento è anche sul costo di questi attacchi: “L’85% di questi attacchi emulativi ottiene un risultato in termini di danno alla comunità, sociale ed economico. Pensiamo alla mobilitazione di forze dell’ordine, alle aree della città che vengono chiuse, all’impegno dei servizi medici” dice ancora Bertolotti.
Per contrastarlo “servirebbe una legge” spiega a LaPresse Sabrina Martucci, giurista e coordinatrice del Master ‘Terrorismo, prevenzione della radicalizzazione eversiva, sicurezza e cybersecurity. Politiche per l’integrazione interreligiosa e interculturale e per la deradicalizzazione’ a Bari, il primo in Italia a occuparsi dell’argomento. “Il master è nato nel 2017 dalla collaborazione con Digos e procura, quando ci siamo accorti che c’erano pochi esperti in Italia sul tema: si è creato un tavolo e abbiamo lavorato a una stesura di un progetto di deradicalizzazione che poi è stato applicato al caso di una persona attenzionata proprio perché radicalizzata”, aggiunge Martucci. “Ma a oggi manca un piano nazionale: noi abbiamo seguito almeno 5 casi specifici, uno lo stiamo seguendo proprio ora, però non ci sono molte esperienze simili in Italia oltre alla nostra”. La proposta di legge fu presentata nel 2018 dall’ex deputato Pd Emanuele Fiano (anche se già nel 2016 era stato presentato un altro progetto) ma si è arenata: “E’ urgente e necessaria” dice Fiano a LaPresse. “Il mio progetto mirava a prevenire la radicalizzazione, cogliere i segni della radicalizzazione molto presto, nelle carceri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Nelle scuole si nota molto se alcuni ragazzi improvvisamente cambiano atteggiamento e abitudini perché la famiglia si è radicalizzata – dice ancora – Le famiglie sono il nucleo in cui ci sono proprio i segni dell’indottrinamento. Lo abbiamo visto anche nel caso dei due arrestati ieri a Milano per terrorismo”.
In Italia, secondo il Dossier Viminale 2021 (sul periodo primo agosto 2020-31 luglio 2021) sono state effettuate 71 espulsioni e i foreign fighters monitorati erano 144. Stando a dati recentissimi del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia aggiornati al 15 ottobre 2021, erano sottoposti a monitoraggio 313 detenuti suddivisi in tre livelli di attenzione in base alla pericolosità: per 142 il livello di pericolosità era considerato alto.
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