Ordinanza di convalida del fermo e custodia cautelare in carcere per il 46enne Domenico Livrieri
Domenico Livrieri avrebbe dovuto stare in una Rems ma il ricovero non è “mai stato eseguito” per “mancanza di disponibilità” dei posti “nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza”. C’è ancora una volta il tema della salute mentale dietro l’omicidio della 60enne Marta Di Nardo, uccisa la mattina del 4 ottobre dal vicino di casa, affetto da problemi psichiatrici negli alloggi popolari di via Pietro da Cortona a Milano con una coltellata “al collo”. Il cadavere è stato nascosto “sotto il letto” per “una settimana” per poi decidere di tagliarlo in due “all’altezza delle anche”, avvolgere “ciascun pezzo all’interno di due coperte” e occultarlo nella botola-soppalco sopra la cucina “sperando di non essere scoperto”, fino al ritrovamento del 20 ottobre.
La gip di Milano, Alessandra Di Fazio, ha convalidato il fermo del 46enne, eseguito nella notte fra venerdì e sabato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Porta Monforte, e accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere, formulata dal pm Leonardo Lesti, per i gravi indizi di colpevolezza, il pericolo di fuga e di reiterazione del reato. L’uomo, che sarà seguito dai “serivizi psichiatrici” di San Vittore, ha precedenti per reati contro il patrimonio, violenza sessuale e sequestro di persona. Per quest’ultimo è stato condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi di reclusione il 17 maggio 2023 con rito abbreviato. Nel corso delle indagini che lo hanno riguardato è stato prima messo in carcere (5 luglio 2021), poi sottoposto a libertà vigilata (dal 22 settembre 2021), misura infine sostituita dal collocamento in una Rems, le strutture sanitarie per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, a partire dal 31 marzo 2022.
Due consulenze psichiatriche hanno diagnosticato il “vizio parziale di mente” e sottolineato la pericolosità sociale del 46enne, originario della Basilicata, prescrivendo un “inserimento in comunità protetta psichiatrica per il trattamento” della schizofrenia e altri disturbi. La seconda perizia ha diagnosticato la “semi infermità” con “permanenza di un quadro di elevato rischio psicopatologico di ricaduta clinico comportamentale” e “pericolosità sociale”. Nelle relazioni del responsabile del Dipartimento di salute mentale dell’ospedale Niguarda – depositate dall’avvocato Diego Soddu – si attesta che Livrieri frequentava “in maniera discontinua il Cps (Centro psico-sociale)” e “non rispondeva alle terapie farmacologiche”. Per la gip “l’unica soluzione sarebbe stata il ricovero in Rems” ad oggi “mai eseguito”.
Domenica, durante l’interrogatorio di convalida, Livrieri ha confermato l’accaduto dicendosi “dispiaciuto” per l’omicidio della vicina con la quale “avevo un buon rapporto” e allo stesso tempo “sollevato che finalmente lo avessero portato in carcere”. Secondo la sua ricostruzione, il 46enne avrebbe ucciso Di Nardo “colpendola al collo con un coltello” da cucina di 50 centimetri a lama liscia e manico giallo e lo avrebbe fatto “per prenderle in bancomat” e “poter prelevare tutti i mesi”.
“Mi dispiace – ha detto – non è stata colpa mia ma dei miei familiari che non mi aiutavano“. Nei 16 giorni in cui la donna è scomparsa Livrieri ha prelevato 170 euro da una delle carte della donna e tentato “verosimilmente” la fuga dall’Italia il 16 ottobre, facendosi portare in taxi a Malpensa senza avere nemmeno i soldi per pagare la corsa, saldata consegnando al tassista il cellulare che poi lo ha incastrato. Inoltre, tra il 4 e il 20 ottobre la sorella gli avrebbe fatto “visita” in casa e chiesto come mai ci fosse nell’appartamento un “pessimo odore”; lui si sarebbe giustificato dicendo che “si trattava di carne andata a male”.
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