Lo afferma un'indagine dell'Istituto Piepoli. E per il 55% dei cittadini c'è carenza di medici e infermieri
Ben 3 milioni di italiani rinunciano a curarsi nel momento in cui i costi delle prestazioni mediche di cui hanno bisogno non sono coperte dal Servizio sanitario nazionale. È il quadro, fosco, che emerge dall’indagine eseguita sull’opinione pubblica e sul personale medico dall’Istituto Piepoli per conto della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.
Protagonista delle interviste telefoniche e via web – effettuate su un campione di mille persone, rappresentativo degli italiani di età compresa tra 15 e 75 anni, con un oversampling di 200 interviste nella fascia d’età tra 15 e 19 anni, e un campione di 300 medici e odontoiatri – proprio il Servizio sanitario nazionale, come fattore determinante per unire il Paese e farlo crescere. Non a caso, per oltre tre italiani su quattro la Sanità deve essere pubblica.
Sanità, per 90% italiani deve essere priorità Governo
Il tema dei costi è quello che solleva più preoccupazione. Il 65% degli intervistati ha dichiarato che, in caso di necessità, attinge ai risparmi per curarsi. Inoltre, il 4% è costretto a indebitarsi, mentre l’11% non usufruisce proprio di prestazioni mediche a pagamento. Si avvale invece di un’assicurazione sanitaria l’11% del campione. Passando alla qualità dell’assistenza, questa è largamente sufficiente per gli italiani (il 67% la reputa soddisfacente) che vedono in maggioranza la Sanità come un settore in grado di generare ricchezza, dunque sul quale investire, e non come un semplice costo: mentre ritengono che, al contrario, la gestione dei servizi risponda più alle esigenze di bilancio che a quelle di salute. Per il 90% dei cittadini, di conseguenza, la Sanità deve essere una priorità del Governo nell’ambito della prossima manovra. Per il 37%, meriterebbe addirittura il primo posto.
Sanità, per 55% italiani mancano medici e infermieri
Tra gli interventi da mettere in atto per migliorare l’assistenza, il 55% di coloro che non ne sono soddisfatti propone di agire sul personale, incrementandolo. Il 42% vuole aumentare i finanziamenti, il 38% migliorare le organizzazioni. Più in generale, è pari al 33% il campione non soddisfatto della qualità dell’assistenza sanitaria. Per il 67% del campione, invece, è abbastanza soddisfacente, mentre è accettabile per il 35% e molto soddisfacente per il 3%. Su base territoriale c’è grande divergenza: se infatti al Nord si raggiungono picchi del 69% di soddisfazione, al Sud e nelle isole ci si ferma a quota 41%.
A causa della troppa burocrazia, più di un medico su tre dichiara inoltre di non avere a disposizione tutto il tempo di cui avrebbe bisogno per occuparsi dei pazienti. Il 96% dei medici pensa che il proprio lavoro sia molto o abbastanza importante – ma pensano che le istituzioni ne abbiano percezione minore, tanto da ritenere che l’importanza del ruolo del medico in Italia oggi sia minore rispetto al periodo pandemico, in cui invece molti sottolineavano la condizione eroica della professione sanitaria. Ciononostante, l’83% dei medici si conferma ancora attaccato alla propria professione, tanto da dichiarare che quello che fa ogni giorno (il rapporto con i pazienti, aiutare le persone, salvare vite) corrisponde all’idea che aveva quando ha scelto di svolgere la professione sanitaria. Una professione che resta fortemente attrattiva anche tra i giovani: il 57% del campione tra i 15 e i 24 anni ha preso in considerazione la possibilità di formarsi per essere un professionista della salute.
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