Tra loro anche uomo di Messina Denaro
Prove “carenti” dell’esistenza di una “super-associazione” o “consorzio” fra mafie in Lombardia. Con queste parole il Gip di Milano, Tommaso Perna, ha negato gli arresti di 142 persone su 153 indagati nella maxi inchiesta ‘Idra’ della Direzione distrettuale antimafia di Milano sul cosiddetto ‘sistema mafioso lombardo‘. Secondo la procuratrice aggiunta Alessandra Dolci e la pm Alessandra Cerreti sarebbe una “struttura confederativa orizzontale” fra esponenti di cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra dove “i vertici operano sullo stesso livello”. Le prove da ricercarsi in almeno 21 summit tenuti nel 2020-21 fra gruppi ristretti di appartenenti nei Comuni di Dairago ed Assago e in 54 diverse società in comune (ristorazione, noleggio, logistica, edilizia, parcheggi aeroportuali, importazione di materiale ferrosi, sanità e piattaforme e-commerce). Queste ultime sufficienti a disporre il sequestro di 225.205.697,62 milioni di euro per false fatture. Per il 90% dell’importo a carico delle società Phoenix Lcc (Usa) e Even Better e degli amministratori di fatto e di diritto Rosario e Giovanni Abilone, Claudia Perversi e Mafalda Poli.
Tra i nomi più noti citati dall’Antimafia quelli di esponenti di vertice delle locali ‘ndranghetiste di Lonate Pozzolo (famiglia Rispoli collegata alla locale crotonese di Cirò) e Desio (cosca Iamonte legata alla locale di Melito Porto Salvo in Calabria), il clan Fidanzati e i Mannino nel palermitano per cosa nostra, i trapanesi vicini a Matteo Messina Denaro, il gruppo Senese per la Camorra. Sconfessato anche il ruolo dell’uomo di Matteo Messina Denaro al Nord: Paolo Aurelio Errante Parrino, condannato a partire dal 1997 per mafia come appartenente al mandamento di Castelvetrano guidato dal padre dell’ex super latitante Francesco Messina Denaro. Nelle carte sono documentati incontri avvenuti nel 2015 in un bar sia con la sorella del latitante, Rosalia Messina Denaro, che con Girolamo Bellomo, marito della figlia di Filippo Guttadauro, cognato del boss defunto. Altri nel novembre 2021 con le sorelle Bice Maria e Giovanna, il nipote Vito Panicola e la madre Lorenza Santangelo. Avrebbe fatto da intermediario in una controversia da 2mila euro al mese per conto della famiglia trapanese dei Pace; ad Abbiategrasso in Lombardia sarebbe stato il “punto di riferimento” per “dirimere problematiche locali” (come l’assegnazione di una casa popolare) con “perduranti e confidenziali rapporti con esponenti della politica locale”. Fra questi il sindaco Francesco Cesare Nai (non indagato).
“Non è in alcun modo possibile affermare che” Parrino “abbia proseguito, anche dopo la prima condanna del 1997, il suo rapporto di affiliazione al Mandamento di Castelvetrano, né tantomeno all’associazione lombarda ipotizzata”, scrive il gip respingendo il carcere per il 76enne. Il Procuratore di Milano, Marcello Viola, lo aveva detto alla Commissione parlamentare antimafia il primo agosto: si assiste alla “creazione e consolidamento di reti criminali trasversali” con “accordi stabili, duraturi, rapporti comuni di capitali, predisposizione di mezzi, risorse umane, la costituzione di società”. È “un network criminale evoluto” basato su “accordi” che si saldano sugli “affari”.
“Le mafie si incontrano”, concludeva, perché hanno scoperto che “la pace è più produttiva della guerra”. Nelle oltre 2mila pagine di ordinanza del Gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 indagati – misure eseguite all’alba dai carabinieri di Milano e Varese – la ‘frattura’ fra i due uffici e le rispettive visioni. Il gip parla a più riprese di “mancata esistenza di un accordo stabile e duraturo”. “Il solo coinvolgimento di più soggetti facenti parte di gruppi criminali storicamente riconosciuti in attività economiche” non è idoneo a “dimostrare l’esistenza di un’associazione trasversale”. In alcuni casi le prove sarebbero “del tutto carenti”, integrazioni alle indagini di “poche pagine”, presentate fra maggio e giugno, “scarsamente argomentate”. Confermati ‘solo’ alcuni reati di droga, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, minacce e frodi fiscali.
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