La Procura del capoluogo siciliano ha sequestrato un CAF e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 620.402 euro
I finanzieri del comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza con la quale il Gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di una persona e il sequestro preventivo di un CAF, nonché di disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 620.402 euro. I reati contestati sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso materiale e ideologico in atto pubblico e istigazione alla corruzione. Le indagini condotte dagli specialisti del nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo (Gruppo Tutela Spesa Pubblica), originate dalla denuncia di un dipendente del Comune di Palermo, avrebbero permesso di accertare numerose condotte illecite realizzate attraverso la predisposizione e l’utilizzo di documentazione e materialmente falsa (dichiarazioni di residenza, dichiarazioni di iscrizione anagrafica ai fini TARI, contratti di locazione) inviata telematicamente alle postazioni territoriali dell’anagrafe comunale deputate al servizio di cambio domicilio.
La necessità di ottenere l’approvazione di tali variazioni sarebbe stata funzionale alla fittizia creazione dei requisiti per la percezione della misura del reddito di cittadinanza che, come noto, erano legati al mancato superamento di specifiche soglie reddituali da parte del nucleo familiare, nonché all’assenza di soggetti condannati per gravi reati. In particolare, il soggetto destinatario della misura cautelare, peraltro impiegato presso una società partecipata dalla Regione Siciliana, attraverso lo schermo giuridico di un CAF, avrebbe predisposto la documentazione falsa a beneficio di un’ampia platea di clienti, ricevendo per ogni pratica un compenso economico pattuito, cercando, inoltre, di corrompere dipendenti comunali con regali e somme di denaro per tentare di velocizzare l’iter amministrativo per il cambio di domicilio. Nell’ambito delle indagini che vedono complessivamente 93 indagati, sarebbero stati individuati 53 soggetti indebitamente beneficiari del Reddito di Cittadinanza, che avrebbero percepito somme non dovute per un ammontare complessivo di 620.402 euro.
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