Don Claudio Burgio: "Il boom di reati dei minori e il bullismo sono conseguenze di un vuoto di presenza adulta"

“Certamente a Milano c’è un problema di sicurezza ma c’è ovunque, in molte città, non è che qui sia il Bronx. Ma è anche un tema di disuguaglianza, perché per esempio i ragazzi che arrivano al Beccaria nella maggioranza dei casi vivono una condizione di povertà assoluta. I poveri in Italia stanno aumentando in modo vertiginoso”. Così a LaPresse don Claudio Burgio, cappellano dell’Istituto penale minorile Beccaria di Milano e fondatore della comunità Kayros, a proposito del tema sicurezza a Milano, dopo le parole di oggi del sindaco Giuseppe Sala che ha parlato di “campagna politico-mediatica” contro il capoluogo milanese. “D’altra parte – aggiunge – la ricchezza è a Milano, in certe zone di Milano. I reati dove si fanno? A Gae Aulenti e CityLife. La ricchezza attira”, conclude. 

Bullismo, cappellano carcere Beccaria: “Aumenta anche tra ragazzi di famiglie ‘normali'”

“Penso che i dati confermino quello che si vede da tempo nella realtà, emerge un problema di disagio molto vasto che non riguarda solo ragazzi di seconda o terza generazione che vivono in povertà educativa ed economica ma anche tanti ragazzi di famiglie medie, molto ‘normali’. E su questo dobbiamo interrogarci”, sottolinea don Burgio, a proposito dei dati che mostrano un aumento del bullismo e del cyberbullismo tra i giovanissimi. “I fattori che portano a questo non sono identificabili in uno o due motivi ma sono tantissimi quelli da analizzare”, aggiunge. “I reati e il bullismo sono conseguenze di un vuoto di presenza adulta, si tratta spesso di ragazzi che non sanno dare un senso alle loro sofferenze della crescita e intraprendono percorsi devianti”, conclude.

L’aumento di bullismo e reati tra i minori deriva in gran parte da “emulazione e omologazione dei social e del web”, aggiunge don Burgio. “Naturalmente senza demonizzarli, però per emergere ed essere socialmente accettabile devi trasgredire. Devi trasgredire per essere te stesso, è una questione legata all’identità psichica dei ragazzi che hanno bisogno di identificarsi con modelli e non trovano altri modelli se non quelli dei social. Non trovano un modello buono negli adulti e nelle istituzioni, arriva a questi ragazzi solo la narrazione dei coetanei”, spiega ancora. E conclude: “Per molti ragazzi il fallimento è esasperante, i soldi sono la narrazione apparentemente più vincente: se la mia famiglia non può darmi qualcosa me lo prendo. È una forma possessiva e di commercializzazione dei rapporti umani” aggiunge.

 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata