Il 22,8% degli utenti dell'ente confessionale è composto da lavoratori poveri
La povertà è sempre più legata alla fragilità della famiglia ma tra gli ‘eventi svolta‘ che possono segnare i corsi di vita e le storie individuali, contribuendo allo scivolamento verso una condizione di vulnerabilità sociale, c’è il diventare genitori. È quanto evidenzia quanto la nuova edizione, la 27esima, del Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia ‘Tutto da perdere’ relativo al 2023, diffuso da Caritas Italiana in occasione della VII Giornata Mondiale dei poveri istituita da Papa Francesco. Tra gli assistiti, sottolinea il rapporto, i due terzi degli utenti ha figli (il 65,6%) e tra loro l’80% vive con figli minori. Ciò sta a significare che circa il 52% delle persone che si rivolge alla rete Caritas ha figli minori. Le persone di cittadinanza straniera che supportate da Caritas Italiana nel 2022 risultano prevalentemente coniugate. Gli assistiti italiani invece appaiono divisi tra coniugati, celibi/nubili, separati/divorziati; tra loro, dunque, lo stato di povertà appare molto correlato a forme di fragilità familiari.
Rapporto Caritas il 22,8% degli utenti sono lavoratori poveri
I lavoratori poveri che si rivologono alla Caritas sono pari al 22,8% dell’utenza. Il 51,9% sono uomini, il 48,1% sono donne, gli stranieri il 64,9%. L’età compresa è fra i 35 e i 55 anni, i coniugati sono il 53,7%, il 75,9% con figli. Il 76,7% vive in case in affitto. Si tratta di impiegati in professioni poco qualificate: colf, badanti, addetti alle pulizie, operai, manovali, impiegati nella ristorazione e nel commercio, emerge inoltre dal Rapporto. “Il lavoro non basta, non sempre garantisce una vita dignitosa per sé stessi e per la famiglia, limitando la sfera delle esigenze primarie, lontani dal benessere della persona”, si legge nel report. “‘Sopravvivere’ è la parola più citata dai lavoratori poveri: una condizione che mette in rilievo la consapevolezza di non avere aspettative, di non riuscire spesso a vivere una vita piena”, continua Caritas. Ma chi sono i cosiddetti working poor? “Lavoratori in nero, in grigio, part time forzati, con contratti regolari ma tutti con salari inadeguati. È frequente che i lavoratori poveri intervistati inizino a lavorare prestissimo e con una carriera lavorativa costellata da una molteplicità di mansioni e di tipologie di lavoro, come è capitato a G. che è stato muratore, cameriere, idraulico, camionista, corriere, addetto , addetto ferramenta, operatore ecologico”.
Rapporto Caritas: 45% sussidi erogati per ‘bisogni energetici’
Nel Rapporto, inoltre, si evidenzia come nel 2022 il 19,1% degli assistiti Caritas ha ricevuto un sussidio economico. Degli oltre 86mila sussidi economici erogati dalla rete Caritas nel 2022 il 45% è stato a supporto di “bisogni energetici“. I beneficiari di sussidi economici utili per pagamento di bollette/tasse sono state per lo più famiglie povere e genitori fragili (anche mono-genitori). La povertà energetica è “un fenomeno che interpella in misura crescente la rete Caritas in Italia, e che ha bisogno di essere riconosciuto e definito. In un Paese come l’Italia, l’accesso ad un pacchetto di servizi energetici di base rappresenta sempre più un diritto di base di ogni persona: poter scaldare la propria casa e – sempre più spesso in condizioni di cambiamento climatico – poterla raffrescare; poter illuminare; avere accesso all’acqua calda e poter cucinare; ma anche avere accesso ai servizi di mobilità necessaria”.
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