Continuano le udienze del processo di appello. La consulente della procura: "Serena morta dopo straziante agonia"

Colpo di scena durante l’udienza in Corte d’Assise d’Appello a Roma del processo ai cinque imputati accusati a vario titolo dell’omicidio di Serena Mollicone, assassinata ad Arce, in provincia di Frosinone, nel 2001. Durante il confronto con l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, medico legale e professoressa al dipartimento di Medicina Legale all’Università degli Studi di Milano, i legali del pool della difesa di Franco e Marco Mottola si sono accorti che mancava un reperto. “Abbiamo appreso oggi in udienza che manca il calco del pugno di Marco Mottola benché in primo grado siano stati prodotti entrambi – ha affermato l’avvocato Mauro Marsella – Oggi la professoressa Cattaneo ha detto di aver trovato in cancelleria solo uno di questi calchi. Non è un dato di secondo ordine secondo noi perché priva la difesa della possibilità di dimostrare che vi sia compatibilità comunque con entrambi i pugni”.

Accusa convoca come teste il barbiere di Marco Mottola

Intanto, nelle prossime udienze è stato convocato come teste dell’accusa Bernardo Belli, il padre del carrozziere Carmine che, imputato di omicidio nel primo processo, venne poi assolto. L’uomo dovrà confermare di aver appreso dal figlio Carmine che la mattina del 1 giugno, giorno della scomparsa di Serena, Marco Mottola e la ragazza avevano litigato vicino a un bar. Tra i testimoni da ascoltare ci sarà anche il barbiere di Marco Mottola che dovrà riferire se, dopo la scoperta del cadavere di Serena nel bosco di Fonte Cupa, Mottola avesse cambiato o meno il look dei capelli, come sarebbe emerso da un messaggio vocale che il barbiere avrebbe inviato alla cugina di Serena. Secondo l’accusa, Marco Mottola sarebbe andato dal barbiere prima delle esequie di Serena per cambiare pettinature e taglio in modo da allontanare da sé eventuali sospetti.

Consulente procura: Serena morta dopo straziante agonia

Nell’udienza odierna, come anticipato, è stata sentita l’anatomopatologa del ‘Labanof’ di Milano, Cristina Cattaneo, che era stata consulente della procura di Cassino ed è stata richiamata in aula come teste dal Pd di Roma nel processo di secondo grado. Secondo la teoria della consulente quella di Serena Mollicone è stata una morte per soffocamento, preceduta da una lenta agonia: la ragazza si sarebbe potuta salvare se soccorsa in tempo. La giovane, ha spiegato Cattaneo, “non è morta sul colpo e su questo siamo tutti d’accordo. Probabilmente si arriva all’evento del decesso perché le vengono chiuse le vie aeree, aveva un edema cerebrale senza sanguinamento. Non è la tipica emorragia, quindi forse si è trattata di una morte lenta“.

Criminologo Lavorino: “La porta non è l’arma del delitto”

“Nell’udienza di oggi, davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, i consulenti tecnici dell’accusa hanno provato disperatamente a dimostrare che la porta è l’arma del delitto, quando invece non lo è. Ancora non sono riusciti a dimostrare l’orario della morte di Serena Mollicone, quindi ribadisco che nei confronti della famiglia Mottola non c’è nulla che possa dimostrare la loro colpevolezza“. Così a LaPresse il criminologo Carmelo Lavorino, consulente tecnico e portavoce del collegio difensivo della famiglia Mottola.

La sentenza di primo grado

Nella sentenza che venne emessa a luglio del 2022 dal tribunale di Cassino al termine del processo di primo grado vennero assolti i cinque imputati: l’ex comandante della caserma dei Carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. 

 

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