Romolo Reboa a margine del processo in appello per accertare le responsabilità sull'albergo distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017

“Si era perfettamente coscienti che le persone non sarebbero potute uscire e andare via quella sera, dopo che la strada è stata ripulita e non sarebbero potute andare via contro la loro volontà perché la loro volontà era chiaro che sarebbe stata quella di andare via con la strada chiusa e questo a mio avviso, l’ho detto tante volte in aula a Pescara, adesso cercherò di ribadirlo, a mio avviso integra il reato di ‘sequestro di persona’ all’art. 605″. Lo hanno detto gli avvocati Massimo e Romolo Reboa, a margine del processo in appello per accertare le responsabilità sul resort distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017, con 29 vittime tra ospiti e dipendenti dell’albergo di Farindola. “Anche sulla discussione di oggi mi accorgo che avrebbero dovuto essere prospettate delle fattispecie di dolo eventuale secondo me sarebbe stato sarebbe stato molto più importante anche perché le condanne sarebbero state commisurate all’omicidio volontario e quindi sarebbero state molto più elevate e molto più giuste”, hanno concluso i legali.

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