Il messaggio del Pontefice prima di impartire la Benedizione “Urbi et Orbi"

Nel giorno di Natale, dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana, Papa Francesco ha inviato il tradizionale Messaggio natalizio ai fedeli presenti prima di impartire la Benedizione “Urbi et Orbi”. “Cari fratelli e sorelle, buon Natale! Lo sguardo e il cuore dei cristiani di tutto il mondo sono rivolti a Betlemme; lì, dove in questi giorni regnano dolore e silenzio, è risuonato l’annuncio atteso da secoli: ‘È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore'” ha detto il Pontefice.

 

Papa: “Oggi su oscurità del mondo prevale luce di Dio”

“Fratelli e sorelle, oggi a Betlemme tra le tenebre della terra si è accesa questa fiamma inestinguibile, oggi sulle oscurità del mondo prevale la luce di Dio, ‘che illumina ogni uomo’: rallegriamoci di questa grazia!”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo messaggio natalizio, pronunciato prima della benedizione “Urbi et Orbi” dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro in Vaticano. “Gioisci tu, che hai smarrito fiducia e certezze, perché non sei solo, non sei sola: Cristo è nato per te! Gioisci tu, che hai deposto la speranza, perché Dio ti tende la mano: non ti punta il dito contro, ma ti offre la sua manina di Bimbo per liberarti dalle paure, sollevarti dalle fatiche e mostrarti che ai suoi occhi vali come nient’altro. Gioisci tu, che nel cuore non trovi la pace, perché per te si è compiuta l’antica profezia di Isaia: ‘Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio […] e il suo nome sarà: […] Principe della pace'”. Con Lui ‘la pace non avrà fine'”, ha aggiunto il Papa.

 

 

Il Pontefice: “Quante stragi di innocenti, sono piccoli Gesù di oggi”

“Nella Scrittura, al Principe della pace si oppone ‘il principe di questo mondo’ che, seminando morte, agisce contro il Signore, ‘amante della vita’. Lo vediamo in azione a Betlemme quando, dopo la nascita del Salvatore, avviene la strage degli innocenti. Quante stragi di innocenti nel mondo: nel grembo materno, nelle rotte dei disperati in cerca di speranza, nelle vite di tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra. Sono i piccoli Gesù di oggi. Lo ha detto Papa Francesco nel suo messaggio natalizio, pronunciato prima della benedizione “Urbi et Orbi” dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Il Pontefice: “Per dire no alla guerra, bisogna dire no alle armi”

“Dire ‘sì’ al Principe della pace significa dire ‘no’ alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire ‘no’ alla guerra bisogna dire ‘no’ alle armi. Perché, se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?” ha anche detto Francesco nel suo messaggio natalizio. Oggi, come al tempo di Erode, le trame del male, che si oppongono alla luce divina, si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento: quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante, all’insaputa di tanti! La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre”, ha aggiunto il Papa.

Francesco: “Si avvicini giorno pace in Israele e Palestina”

“Isaia, che profetizzava il Principe della pace, ha scritto di un giorno in cui ‘una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione’; di un giorno in cui gli uomini ‘non impareranno più l’arte della guerra’, ma ‘spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci'”. Con l’aiuto di Dio, diamoci da fare perché quel giorno si avvicini! Si avvicini in Israele e Palestina, dove la guerra scuote la vita di quelle popolazioni. Le abbraccio tutte, in particolare le comunità cristiane di Gaza e dell’intera Terra Santa”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo messaggio natalizio, pronunciato prima della benedizione “Urbi et Orbi” dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro in Vaticano. “Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio. Supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti. Non si continui ad alimentare violenza e odio, ma si avvii a soluzione la questione palestinese, attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le Parti, sostenuto da una forte volontà politica e dall’appoggio della comunità internazionale” ha sottolineato il Papa.

“Imploro la pace per l’Ucraina”

“Con gli occhi fissi sul Bambino Gesù imploro la pace per l’Ucraina. Rinnoviamo la nostra vicinanza spirituale e umana al suo martoriato popolo, perché attraverso il sostegno di ciascuno di noi senta la concretezza dell’amore di Dio” ha continuato il Papa. “Il mio pensiero va poi alla popolazione della martoriata Siria, come pure a quella dello Yemen ancora in sofferenza. Penso al caro popolo libanese e prego perché possa ritrovare presto stabilità politica e sociale”, ha affermato il Papa. “Si avvicini il giorno della pace definitiva tra Armenia e Azerbaigian. La favoriscano la prosecuzione delle iniziative umanitarie, il ritorno degli sfollati nelle loro case in legalità e sicurezza, e il mutuo rispetto delle tradizioni religiose e dei luoghi di culto di ogni comunità. Non dimentichiamo le tensioni e i conflitti che sconvolgono la regione del Sahel, il Corno d’Africa, il Sudan, come anche il Camerun, la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan. Si avvicini il giorno in cui si rinsalderanno i vincoli fraterni nella penisola coreana, aprendo percorsi di dialogo e riconciliazione che possano creare le condizioni per una pace duratura”, ha aggiunto.

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