Caso Santanchè, tribunale Milano dispone apertura fallimento Ki Group

Il collegio della seconda sezione civile ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri. La ministra del Turismo: "Non ho alcun ruolo"

Il tribunale fallimentare di Milano ha disposto l’apertura della liquidazione giudiziale, l’ex fallimento, nei confronti della Ki Group srl, una delle aziende del biologico fino al 2022 nella galassia societaria della ministra Daniela Santanchè.

Il collegio della seconda sezione civile Macchi-Rossetti-Pipicelli ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri Laura Pedio e Maria Gravina e dichiarato “irrituale la proposta di concordato semplificato depositata per via telematica il 12 maggio” dai legali di Ki Group e revocato le “misure protettive” che, secondo il Codice della Crisi, avrebbero impedito per un certo lasso di tempo l’apertura del fallimento.

La ministra del Turismo: “Nella Ki Group non ho alcun ruolo”

 “In relazione all’apertura della liquidazione giudiziale della società Ki Group s.r.l., ed alle conseguenti notizie apparse su talune testate giornalistiche in riferimento ad un asserito ‘caso Santanchè’, intendo precisare che in detta società ho avuto tempo addietro un ruolo del tutto marginale ed oggi non ne ho alcuno“. Così la ministra del Turismo Daniela Santanchè, in riferimento al caso Ki Group.

 “In particolare, attraverso la società che fa a me capo, Immobiliare Dani s.r.l., ho detenuto e detengo in Ki Group, sin dalla data di costituzione di essa, soltanto una insignificante partecipazione (pari al 5%) – aggiunge – Sono stata Presidente del Consiglio di Amministrazione, priva di deleghe, per pochi mesi (dal 30 aprile 2019 sino al 15 giugno 2020, data nella quale mi sono dimessa). Dal 14 settembre 2020 ho, poi, assunto il ruolo di Consigliere, ancora senza alcuna delega gestoria ed ancora per pochi mesi, sino al 10 maggio 2021, data in cui ho dismesso definitivamente ogni funzione. Le notizie secondo cui Ki Group farebbe (od avrebbe fatto) ‘capo a me’ forniscono dunque una rappresentazione non vera dei fatti e paiono ispirate esclusivamente dalla volontà di screditare la mia immagine personale e la reputazione della carica che ho l’onore di ricoprire”.