Caos per la presenza di troppe persone. Il padre della vittima: "Chiediamo giustizia"

Alessandro Impagnatiello oggi in aula a Milano dove è partito il processo per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, uccisa con 37 coltellate incinta al settimo mese di gravidanza la sera del 27 maggio 2023 nella loro casa di Senago. Scortato da agenti della polizia penitenziaria, l’ex barman 31enne in carcere a San Vittore dal 2 giugno è assistito dalle avvocatesse Giulia Geradini e Samanta Barbaglia. In aula anche la sorella di Giulia, Chiara Tramontano, giunta prima dell’arrivo dei genitori.

Legale Impagnatiello: “Suo è sincero pentimento”

“Se è stato sincero pentimento? Assolutamente sì, sono dichiarazioni partite direttamente da lui per chiedere scusa. Era la prima occasione per chiedere scusa nei confronti della famiglia di Giulia. Non si sa spiegare quello che è accaduto, è sgomento rispetto a quello che è successo e si sente molto male. Si trova in una situazione di grandissimo dolore. Abbiamo appena iniziato il processo, siamo tranquilli e andiamo avanti. Sulla perizia non dico nulla, è la posizione che abbiamo tenuto fino adesso e di non mostrare le nostre carte, cerchiamo di spegnere il più possibile l’aspetto mediatico”. Così l’avvocato Samanta Barbaglia, che difende Alessandro Impagnatiello, uscendo dall’aula della Corte d’assise di Milano dove si è celebrata la prima udienza del processo per l’omicidio di Giulia Tramontano.

Impagnatiello piange in aula

Impagnatiello, che rischia l’ergastolo, ha pianto in aula alle battute iniziali del processo: l’ex barman non ha risposto alle domande dei cronisti che gli chiedevano se si fosse pentito mentre veniva accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria nella gabbia dell’aula della corte d’assise di Milano. Si è presentato con la barba, i jeans e le scarpe da ginnastica e una giacca blu. E’ rimasto in silenzio ma ha mosso le gambe e i piedi nervosamente tenendo lo sguardo rivolto verso il basso. Si è asciugato le lacrime dal viso con un fazzoletto bianco.

Impagnatiello: “Vorrei non svegliarmi più al mattino”

“Ogni sera mi addormento sperando di non svegliarmi più al mattino. Sto sentendo ogni giorno cosa significa perdere un figlio”, ha detto Impagnatiello nelle sue dichiarazioni spontanee alla Corte d’assise di Milano che lo deve giudicare per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano incinta. Un fatto che “troverò per sempre inspiegabile”, ha detto il 31enne accusato di omicidio volontario pluriaggravato chiedendo perdono fra lacrime e singhiozzi alla famiglia della 29enne originaria della Campania.

Impagnatiello: “Sono sconvolto e perso”

“Sono sconvolto e perso, quel giorno me ne sono andato anche io perché, anche se sono qui, non vuol dire che sono vivo, ho distrutto la vita di Giulia e del figlio che aspettavamo”. Così Alessandro Impagnatiello rilasciando dichiarazioni spontanee alla Corte d’assise di Milano che dovrà giudicarlo per l’omicidio della fidanzata. Il padre e la sorella della 29enne, Franco e Chiara Tramontano, hanno lasciato l’aula mentre l’ex barman chiedeva “perdono”. “Non chiedo che queste scuse siano accettate ma che possano essere ascoltate” ha detto il 31enne. “Chiederò per sempre scusa a queste persone finché sarò qui”, ha aggiunto.

 

La sorella di Giulia in aula
La sorella di Giulia in aula

Il padre di Giulia Tramontano: “Chiediamo giustizia, niente e nessuno ci fermerà”

Non ci fermeremo davanti a niente e nessuno, finché non avremo giustizia”. Lo dice a LaPresse Franco Tramontano, padre di Giulia, all’arrivo a Milano insieme alla famiglia per l’inizio del processo. Impagnatiello è reo confesso dell’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. “La nostra forza sono Giulia e Thiago. Loro ci daranno la forza, sempre e per sempre”, conclude il signor Tramontano.

Famiglia parte civile nel processo, no a Comune e associazioni

La Corte d’assise di Milano ha respinto la richiesta di costituzione di parte civile nel processo del Comune di Senago, dell’associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse ‘Penelope’ e della Fondazione campana Polis – Politiche integrate di sicurezza per le vittime innocenti. Secondo la corte presieduta dalla giudice Antonella Bertoja, nell’atto di costituzione manca la “necessaria e precisa determinazione” del perché si “pretende che dal reato vi siano state conseguenze pregiudizievoli” per interessi collettivi tutelati dall’amministrazione di Senago e dalle due associazioni. In particolare rispetto al Comune del milanese, rappresentano dall’avvocato ed ex pm Antonio Ingroia, mancano gli aspetti relativi alla “sicurezza generalizzata dei cittadini” e il danno “d’immagine” più “che dal delitto in sè” sarebbe stato provocato “dall’esposizione mediatica” della vicenda che ha portato alla morte della 29enne incinta al settimo mese di gravidanza. Necessaria una precisa determinazione della causa, richiamare perché si pretende che dal reato vi siano state conseguenze pregiudizievoli. La Corte d’assise ha invece accolto la richiesta dei familiari della 29enne uccisa a coltellate il 27 maggio 2023 e il cui cadavere bruciato fu scoperto quattro giorni dopo in un’intercapedine di Senago.

No tv e riprese, solo a lettura sentenza

La Corte d’assise di Milano ha negato la possibilità di realizzare “riprese audio-visive” se non “alla lettura del dispositivo” di sentenza per il processo. La corte presieduta dalla giudice Antonella Bertoja ha letto l’ordinanza dopo pochi minuti di camera di consiglio e dopo aver ascoltato i pareri – tutti negativi – sulla presenza di telecamere in aula da parte della procuratrice aggiunta Letizia Mannella e del legale della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti. I giornalisti televisivi stanno lasciando in questi minuti il Tribunale di Milano dove si erano presentati in massa questa mattina.

Troppi in Aula per il processo, interviene presidente Tribunale

Caos organizzativo nell’aula: nonostante fosse attesa una grande presenza della stampa, troppi i giornalisti, telecamere e semplici curiosi per essere ospitati nella corte d’assise del tribunale di Milano. Tanto che i carabinieri hanno sgomberato l’aula al primo piano su indicazione della procuratrice aggiunta Letizia Mannella che rappresenta l’accusa con la collega Alessia Menegazzo. Situazione tuttavia non risolta dall’intervento dei militari dell’Arma. Il processo ha preso il via, con alcune persone all’interno e altre all’esterno, mentre i legali della difesa Impagnatiello si opponevano alla richiesta di costituzione di parte civile del Comune di Senago. E’ dovuto intervenire in prima persona il neo presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, per risolvere la situazione: alla prima pausa il processo si sposterà nell’aula molto più grande della Corte d’assise d’appello a pochi metri di distanza. In seguito il processo si è spostato nell’aula della Corte d’assise d’appello a causa della presenza eccessiva di cronisti e curiosi.

La sorella di Giulia Tramontano: “No scuse per chi ha avvelenato e ucciso mia sorella e mio nipote”

Non accetta nessuna scusa Chiara Tramontano, sorella di Giulia. “Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato e ucciso mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura. Non hai diritto a pronunciare, invocare o pensare a Giulia e Thiago”, scrive la ragazza su Instagram, commentando le dichiarazioni in aula di Alessandro Impagnatiello. “Dopo averli uccisi barbaramente di svegliarti ogni giorno in galera ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso”.

Da difesa ok all’interrogatorio di Impagnatiello, verrà sentita l’amante

Oltre 30 testimoni fra investigsatori, consulenti e famigliari hanno preso parte al processo. La Corte d’assise di Milano ha già fissato altre udienze – 12 febbraio, 7 e 21 marzo – per l’istruttoria. Fra tre settimane sarà il turno dei carabinieri che hanno svolto le indagini sul femminicidio della 29enne, sul tentativo di avvelenarla nei mesi precedenti con un topicida – secondo le pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella – e quello di depistare le indagini nei quattro giorni successivi alla scomparsa. Il 7 marzo sul banco dei testimoni è prevista l’audizione della 23nne italo-inglese collega e amante di Impagnatiello che, poche ore prima dell’omicidio, incontrò Giulia Tramontano per raccontarle la verità sulla loro relazione. Verranno sentite anche la madre della vittima, Loredana, e la sorella, Chiara Tramontano, che essendosi costituite parti civili non potranno assistere al processo fino alla loro testimonianza. La difesa di Impagnatiello non si è opposta alla richiesta della Procura di interrogare l’imputato che oggi ha rilasciato dichiarazioni spontanee e ha nominato due soli testimoni: si tratta di uno psichiatra e uno psicologo. I pm hanno depositato anche copie forensi dei dispositivi informatici, video e chat delle diverse persone coinvolte e i filmati delle telecamere di sorveglianza. Tutte le prove sono state ammesse dalla Corte composta dalla presidente Antonella Bertoja, la giudice a latere Sofia Fioretta e sei giudici popolari.

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