I promotori chiedono che la 39enne milanese possa affrontare in Italia il processo per i reati contestati

Ha superato le 100mila firme in poche ore la petizione online lanciata su Change.org dal ‘Comitato Ilaria Salis libera’ che chiede al Governo italiano e al presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento Europeo “di attivarsi per riportare in Italia” la 39enne milanese che dallo scorso febbraio è rinchiusa in carcere a Budapest. Scopo del Comitato e della raccolta firme è fare in modo che “la cittadina italiana Ilaria Salis possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del Diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia”. Attualmente, si legge nella petizione, Salis è rinchiusa “in condizioni incompatibili con uno Stato democratico e con le convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti delle persone private della propria libertà”. I promotori dell’appello spiegano che “su di lei pende un capo di accusa nato in un contesto di forte tensione politica in Ungheria dove ogni anno viene organizzata, da parte di gruppi neonazisti, la ‘Giornata dell’onore’ in memoria della resistenza di gruppi hitleriani all’avanzata dell’Armata Rossa nel corso della Seconda guerra mondiale. Ilaria Salis è accusata, in concorso con altre persone, di aver aggredito e ferito un militante di organizzazioni neonaziste proprio nel contesto delle mobilitazioni di protesta verso il raduno delle destre estreme. Accusa che lei respinge, dichiarandosi innocente“, specificano.“Gli avvocati, i familiari, gli amici – si legge ancora nella petizione – sono molto preoccupati in virtù delle notizie allarmanti che arrivano circa le condizioni di vita all’interno della struttura carceraria presso la quale Ilaria è detenuta. Notizie di violenze, di degrado, di prevaricazioni fisiche e psicologiche da parte degli agenti di polizia penitenziaria nei confronti delle detenute. Il fatto stesso che Ilaria Salis sia detenuta in condizioni estreme senza processo e senza che gli aggrediti abbiano sporto denuncia costituisce di per sé un elemento grave di preoccupazione sul corso del processo e sulla qualità dello Stato di diritto in Ungheria”.

L’appello dei promotori

Ilaria Salis, prosegue la petizione del Comitato per la liberazione della 39enne italiana detenuta in Ungheria, “rischia incredibilmente 8 anni di carcere per lesioni personali e altri 8 per appartenenza a un’organizzazione antifascista internazionale, ma trattandosi di due reati cumulati, per ciascun reato si deve aggiungere il 50% della pena prevista, per un totale di 24 anni complessivi. Ventiquattro anni di carcere per aggressione e lesioni. A quanto descritto – sottolinea il Comitato – occorre aggiungere che l’Ungheria è al centro dell’attenzione di organismi internazionali in merito al mancato rispetto dei diritti umani e che da più parti e anche in sede di Parlamento europeo viene contestata allo Stato magiaro la violazione dell’articolo 2, in particolare, del Trattato dell’Unione Europea: ‘L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini'”, ricordano i promotori.

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