Il 18 gennaio 2017 una valanga distrusse l'hotel di Farindola, uccidendo 29 persone

Si è staccata una grossa valanga“. È il primo allarme che arrivò dall’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) il 18 gennaio 2017. In seguito alle scosse di terremoto che quel giorno si verificano in centro Italia, una slavina con un fronte di 300 metri colpisce il resort a 1.200 metri di altitudine, nel quale sono bloccate 40 persone di cui 4 bambini. La valanga sfonda la struttura trascinandola per 10 metri. All’arrivo dei soccorsi, intorno alle 19, lo scenario è agghiacciante: l’hotel è stato completamente spazzato via. I mezzi del soccorso alpino si fermano a 9 km dall’albergo e gli uomini a bordo proseguono a piedi. Da lì si attiva la macchina dei soccorsi, frenetica, con rinforzi da tutta Italia: vengono salvati i bambini a 30 ore dalla valanga, ma il bilancio dei morti è gravissimo, sono 29 le vittime

Le indagini e il processo

Una volta terminati i soccorsi, però, esplodono le polemiche sui ritardi nei soccorsi, che partono a due ore dal primo allarme, mentre alcune delle chiamate sono ritenute falsi allarmi. La procura apre un fascicolo d’indagine per reati che vanno dall’omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni colpose, al falso e abusi edilizi. A processo sono 30 gli imputati e 141 gli anni di carcere complessivi chiesti dall’accusa, ma alla fine del primo grado le condanne sono solo 5 contro 25 assoluzioni: e in aula scoppia la rabbia dei parenti delle vittime. Tra i condannati, 2 anni e 8 mesi al sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, mentre sono stati assolti l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco

Il secondo grado

Oggi, a poco più di sei anni dalla tragedia, arriva il secondo capitolo processuale: l’assoluzione di Provolo viene riformata e diventa una condanna a un anno e otto mesi per falso ideologico in atto pubblico. Ma 22 delle 25 assoluzioni vengono confermate. 

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