È l’1.30 di domenica 11 febbraio quando al centralino del 112 arriva la telefonata di Giovanni Barreca: “Buonasera mi devo consegnare. Anche se vi dico perchè non ci credete. Quando uno vuole fare la volontà di dio gli spiriti si ribellano. Mia moglie era posseduta. In pratica è morta mia moglie. I demoni mi stanno mangiando pure a me. C’ho mio figlio, ho due morti e una l’ho lasciata lì”. Con queste parole il 53enne imbianchino di Altavilla Milicia in provincia di Palermo ha confessato il triplice omicidio della moglie Antonella Salamone e dei figli Kevin ed Emanuel.
L’uomo, tra farneticazioni religiose, confessa i delitti. E aggiunge: “La volontà di Dio è fare le cose giuste. Gli spiriti mi hanno bloccato pure la macchina perché non vogliono che vado avanti a fare la volontà di Dio”, cercando di spiegare cosa era accaduto nella villetta dell’orrore. “Mio figlio più piccolo è morto”, prosegue. E il carabinieri dall’altro lato del telefono: “Dove è in questo momento lei?”.”A Casteldaccia”, risponde Barreca. Con questa conversazione si apre la settimana più drammatica e tragica per il Comune palermitano. Nell’arco di 24 ore i carabinieri coordinati dalla procura di Termini Imerese hanno fermato Giovanni Barreca e una coppia di palermitani considerati gli ispiratori e i direttori del massacro: si tratta di Sabrina Fina e Massimo Carandente.