Nelle motivazioni della sentenza i giudici definivano Maltesi "disinibita" e dicevano che si era allontanata "scaricandolo"

Davide Fontana è stato condannato all’ergastolo in appello per l’omicidio di Carol Maltesi. In primo grado era stato condannato invece a 30 anni, poiché i giudici avevano escluso l’aggravante dei motivi futili o abietti.

“A spingere l’imputato a uccidere Carol Maltesi non fu la gelosia ma la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso crescente di frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte” e “se questo è stato il motivo-movente dell’omicidio” non può “essere ritenuto abietto o futile in senso tecnico-giuridico” si leggeva nelle motivazioni della Corte d’assise di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Giuseppe Fazio. Nelle motivazioni della condanna, giunte con oltre un mese di anticipo rispetto al termine fissato del 12 agosto 2023, veniva argomentato perché per il 44enne, che l’11 gennaio 2022 uccise e fece a pezzi la donna a Rescaldina prima di nascondere il corpo nei boschi del Bresciano, (il cadavere fu ritrovato solo due mesi dopo, in parte bruciato) erano state escluse alcune aggravanti che avrebbero condotto alla pena dell’ergastolo come richiesto dalla Procura di Busto Arsizio.

Per i giudici la “vera ragione per la quale l’11 gennaio 2022 l’imputato uccise Carol Maltesi” va “individuata nella circostanza che l’uomo si rese conto che ormai la Maltesi, dopo averlo in qualche misura usato, si stava allontanando da lui, scaricandolo” spostando “il fulcro dei suoi interessi sentimentali e professionali a Praga, dove viveva li collega di lavoro e nuovo fidanzato” e per “andare ad abitare a Verona, da dove avrebbe potuto più agevolmente raggiungere la capitale ceca e, contemporaneamente, occuparsi del figlioletto, collocato presso i nonni a Isola della Scala, in provincia”. Fontana si sarebbe “reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e lo avesse usato” e “ciò ha scatenato l’azione omicida” si legge nelle 37 pagine di motivazioni che citano “anche l’opinione del perito e dei consulenti psichiatri che hanno studiato il funzionamento mentale e la personalità” dell’imputato. Per l’uomo “l’omicidio era un modo per venire fuori da quella condizione di incertezza e sofferenza non più sopportabile, innescata dalla decisione della stimolante donna amata di allontanarsi da lui” e la motivazione valutata dal “suo punto di vista” non può “essere considerata futile”.

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