L'indagine nei confronti del generale per le sue parole su omosessualità e parità di genere nel libro 'Il mondo al contrario'
Dopo l’inchiesta sui presunti illeciti legati alle spese effettuate a Mosca, un’altra ipotesi di reato, questa volta per istigazione all’odio, viene contestata al Generale Roberto Vannacci. Lunedì, infatti, l’alto ufficiale è stato convocato negli uffici della Digos per formalizzazione di un’elezione di domicilio legata a quanto riportato nel suo libro dal titolo ‘Il mondo al contrario’, che aveva già suscitato, dopo la sua pubblicazione, numerose polemiche sui giudizi espressi dal militare riguardo ad alcuni temi, tra cui la parità di genere e l’omosessualità. L’inchiesta della Procura di Roma dopo un esposto da parte di alcune associazioni che evidenziano nell’atto di denuncia presentato al sostituto procuratore Erminio Amelio come Vannacci giudichi gli omosessuali persone ‘non normali’.
Il legale: “Lui come Galileo Galilei”
Secondo l’avvocato di Vannacci, Giorgio Carta, non vi sarebbe stata invece “nessuna istigazione all’odio” e l’alto ufficiale andrebbe paragonato a “Galileo Galilei che è stato processato per le sue idee ma dopo 300 anni è stato assolto” dalla storia. Sempre secondo il legale, affinché possa configurarsi il reato di istigazione all’odio razziale sarebbero necessarie altre componenti giuridiche che in questo caso mancherebbero, come ad esempio dire che una razza è superiore all’altra.
L’inchiesta per truffa
Questa ulteriore inchiesta è balzata agli onori delle cronache dopo quella in cui viene contestato a Vannacci il reato di truffa, risalente a quando svolgeva le funzioni di addetto militare a Mosca. In particolare la procura della Capitale contesta al militare la percezione indebita di un’indennità di servizio per i familiari ed in particolare una voce di rimborso per 9 mila euro per un’auto di servizio mai autorizzata e per attività di pubbliche relazioni, tra cui alcune cene, che non sarebbero mai esistite.
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