Il legale della 18enne: "Non è necessario il carcere. La ragazza è in grave disagio psicofisico"

Fermo non convalidato per Makka, la 18enne che avrebbe ucciso il padre Akhyad Sulaev a coltellate nella loro abitazione di Nizza Monferrato, nell’Astigiano, dopo reiterate violenze in famiglia. Resta in comunità protetta, ai domiciliari, con il braccialetto elettronico.

La procura ha chiesto la misura del carcere, misura alla quale i legali si sono opposti: “Ora si trova una comunità protetta, seguita dalle psicologhe. La misura è già contenitiva, abbiamo davanti una 18enne [ne compirà 19 ad agosto, ndr] straziata, distrutta, non vedo le ragioni per le quali si debbano scegliere altre soluzioni – dice ancora il legale – La situazione nella casa era di reiterate e costanti violenze psicologiche e fisiche, la prima destinataria era la madre e lei, unica maggiorenne, se si intrometteva subiva delle conseguenze. Nel corso dell’interrogatorio e dell’esame Makka ha chiarito moltissime circostanze” legate alle violenze familiari “e ci sono anche dei messaggi” che la ragazza avrebbe scritto in particolare alla migliore amica raccontando le violenze. E’ una ragazza inserita nella comunità “ma era molto impegnata, lavora, studia, si prende cura dei fratellini” dice ancora il legale. Cosa sia accaduto in quella casa venerdì lo ha raccontato anche un altro testimone oculare importantissimo, una persona che si trovava nell’abitazione per aiutare i fratellini di Makka con i compiti: “Abbiamo immediatamente cristallizzato tutte le testimonianze” spiegano gli inquirenti. Una testimonianza che, dicono fonti legali, avrebbe tratti “inquietanti” in merito a cosa accadeva nella famiglia.

“Siamo davanti a una ragazza che è in bilico tra il cadere e lo stare insieme, è in grave disagio psicofisico” dice ancora il legale di Makka. L’accusa per lei è di omicidio volontario aggravato. “La ragazza dopo il fatto non ha mai più visto i familiari, io stesso non li ho mai incontrati – riferisce il legale, parlando della madre e dei fratellini minorenni – Questo è motivo di ulteriore sofferenza per la ragazza, che si trova in comunità protetta”.

Potrà proseguire gli studi ma non andare a scuola, almeno per il momento. “In questo momento non potrà frequentare la scuola per ovvie ragioni di sua tutela” dice l’avvocato Sfolcini a Lapresse “sarebbe al centro di attenzioni che non potrebbe reggere. Ma in comunità avrà modo di riprendere i propri studi attraverso il personale della struttura”.

La vittima aveva già un’altra famiglia in Cecenia, con tre figli ormai maggiorenni, secondo quanto apprende LaPresse. Familiari ai quali sembra non inviasse denaro: i legali puntano a fare chiarezza per verificare se l’uomo sia mai stato violento in questo altro contesto familiare.

Tra i prossimi passi potrebbe esserci quello della perizia psichiatrica sulla 18enne: se non sarà la procura a farne richiesta, potrebbero farlo i legali della ragazza.

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