Lo riporta il Messaggero Veneto. Il sindaco: "Nessuna scuola conferma, stiamo chiedendo ai dirigenti"
Una bimba di 10 anni sarebbe andata a scuola a Pordenone col niqab, e la maestra le avrebbe fatto scoprire il volto. Il caso è riportato dal Messaggero Veneto. Il senatore leghista Dreosto avrebbe dichiarato: “A questa età non è ammissibile. Porto il caso in Parlamento”, secondo quanto scrive il quotidiano.
Secondo quanto riferisce il sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani si sta “cercando di capire in quale scuola della città sia accaduto il fatto riportato dalla stampa: una bambina delle elementari mandata a scuola con il velo che lasciava scoperti solo gli occhi. Dato che nessun dirigente sa dell’accaduto, mi auguro non sia vero. Fosse vero – sottolinea Ciriani – sarebbe semplicemente inaccettabile, contrario al senso comune della civiltà occidentale, lesivo della dignità di una bambina e di una donna. Chi vive qui non può imporre costumi che contrastano totalmente con lo spirito di integrazione che dovrebbe stare alla base dello scegliere l’Italia come propria casa. La mia preoccupazione per l’immigrazione islamica in città non é legata alla paura di un attentato. Temo di più il rischio che qualcuno possa impedire ad un ragazzo o una ragazza islamici di godere delle libertà e delle opportunità di emancipazione e crescita civile garantite dalla nostra cultura e dalla nostra democrazia. Qualcuno che tolga loro il diritto di scegliere”.
Sul caso interviene anche il vicesindaco di Pordenone Alberto Parigi, titolare della delega alla Cultura: “Abbiamo già stamane contattato i dirigenti scolastici di Pordenone per conoscere se, dove e come si è verificata la vicenda della bambina a scuola col niqab. Va detto che almeno per ora riferiscono di non saperne nulla. Se è successo, e va appunto utilizzato il condizionale, bene ha fatto la maestra a intervenire. Ma è opportuno che il caso emerga ufficialmente, così da poter dare eventualmente sostegno, per quanto di nostra competenza, alla bambina, a cui va il nostro primo pensiero”. Secondo Parigi “più ampiamente la questione riguarda i nostri valori non negoziabili di libertà. Su questo non si deve transigere. Perché le bambine velate non sono in nessun modo segno di integrazione, ma sottomissione, per loro e per tutti noi. Spero che tutti siano d’accordo, senza sfumature. Altrimenti – conclude – invocare valori come libertà e emancipazione femminile non avrebbe più senso”.
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