La docente della Sapienza interpellata da LaPresse: "Stupita per bufera, mai condivisi metodi violenti"

La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna“. Poche righe pubblicate dalla docente dell’Università La Sapienza di Roma, Donatella Di Cesare, per ricordare e salutare l’ex primula rossa delle Br, Barbara Balzerani, scomparsa lunedì a Roma. Un post, poi prontamente cancellato dalla professoressa, che non è sfuggito agli occhi attenti della rete creando una vera e propria bufera e suscitando le reazioni del mondo politico e accademico.

Fonti Mur: “Per Bernini parole Di Cesare pericolose” 

In merito alle dichiarazioni della professoressa Donatella Di Cesare, la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha avuto più contatti telefonici con la rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni. La ministra, secondo fonti del Mur, ha condiviso lo sconcerto espresso dalla rettrice anche alla luce della storia dell’Ateneo romano che ha pagato un prezzo molto alto durante la tristissima stagione del terrorismo e ha giudicato pericolose le parole della professoressa Di Cesare e inconciliabili con la responsabilità dell’insegnamento. 

Sapienza: “Avviata valutazione su dichiarazioni Di Cesare” 

La dichiarazione resa pubblica e poi rimossa dalla professoressa Donatella Di Cesare è stata trasmessa già da ieri alla valutazione e al giudizio dei competenti organi di Ateneo. Lo comunica la Sapienza Università di Roma in una nota, in merito alle dichiarazioni della professoressa Donatella Di Cesare, rese pubbliche e poi rimosse, su Barbara Balzerani, primula rossa delle Br scomparsa ieri a Roma. Di Cesare aveva scritto ‘La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna’. 

Salvini: “Insulto alle vittime del terrorismo rosso”

La rettrice dell’università La Sapienza Antonella Polimeni ha espresso “sconcerto per quanto dichiarato sui social dalla professoressa” e ha preso le “distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione”. Mentre per il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini le parole della docente sono “un inaccettabile insulto alle vittime del terrorismo rosso“. Ancora più duro il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri che si chiede se “sono questi i valori che la professoressa intende trasmettere ai propri studenti” e ritiene “necessario anche prendere dei provvedimenti seri nei confronti di chi dovrebbe trasmettere i valori ed i principi della nostra Costituzione e non inneggiare ai tempi del terrorismo brigatista“. A fargli eco il deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in commissione Istruzione: “la professoressa Donatella Di Cesare non resti un secondo in più in cattedra all’Università. Chi elogia la memoria di una terrorista mai pentita delle Brigate Rosse, non può pensare di poter continuare a esercitare il ruolo di docente e di formatore come se niente fosse”.

Di Cesare: “Polemiche pretestuose”

Polemiche che la stessa Di Cesare a LaPresse definisce “pretestuose” dicendosi “stupita per questa bufera che si è sollevata“. “Ho reagito alla morte di Barbara Balzerani con un post molto breve ricordando il titolo di un suo libro“, ha spiegato. Di Cesare sottolinea di essere “pronta a un dibattito aperto sugli anni Settanta” perché “sarebbe finalmente l’ora” ma dice di essere “inquietata e sconcertata perché nulla mi sta più a cuore della democrazia, che oggi vedo in pericolo”. “Ci sono partiti politici che prendono di mira alcuni intellettuali, e in genere tutti quelli che non la pensano come loro”, dice ancora a LaPresse la professoressa di filosofia raccontando di appartenere “a quella generazione, ma non ho mai condiviso in nessun modo i metodi violenti. Lo dimostra quello che ho detto, scritto e insegnato. Volevamo una trasformazione radicale della società, un mondo senza guerre, senza discriminazioni e ingiustizie sociali. Alcuni hanno preso la via della lotta armata. Nulla si risolve ricorrendo alle armi. Ma restano gli anni Settanta, una stagione anche di grandi conquiste, senza le quali l’Italia non sarebbe oggi il paese democratico che è e che deve restare”.

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