Nel corso del 2023 sono state complessivamente 29.315 le denunce di scomparsa in Italia. Numeri in aumento rispetto all’anno precedente, quando le segnalazioni alle Forze di polizia erano state in tutto 24.369. È quanto emerge dalla relazione annuale del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse. Ripercorriamo quali sono le storie delle persone scomparse più note alle cronache.
Ha solo 5 anni e dal 10 giugno 2023 si sono perse le sue tracce. La famiglia di Kataleya, detta Kata, abita con altre famiglie peruviane e rumene nell’ex hotel Astor di Firenze. Fin da subito la scomparsa di Kata appare piena di contraddizioni e di enigmi, che sono tutt’ora al vaglio degli inquirenti. La piccola Kata viene ripresa che rientra nell’ex hotel, ma di lei, già in base alle perquisizioni della mattina successiva, non si trova traccia in alcun ambiente dell’edificio. Nei giorni successivi la Procura di Firenze ascolta come persone informate dei fatti i genitori di Kata, oltre a parenti ed altri occupanti l’ex hotel, ma di Kata nessuna traccia. Sia la madre che il padre fin da subito parlano di ‘rapimento’ a scopo di ritorsione. Ma perché Kata? E quale è veramente il motivo di una eventuale ritorsione? Non ci sono elementi certi e utili per capire chi siano i mandanti di tale sequestro. Perché una cosa è certa, anche secondo la Procura di Firenze: Kata è stata rapita. L’ultima immagine che riprende la piccola Kata è delle 15.01 di sabato 10 giugno. La bambina viene ripresa dalle telecamere di sorveglianza di una gioielleria. Poi si dirige sola nel cortile dell’Astor per poi svanire nel nulla.
Scomparsa il primo settembre del 2004 a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. All’epoca Pipitone aveva quattro anni. Denise è figlia naturale di Pietro Pulizzi, papà di Jessica, nata da una relazione extraconiugale della madre Piera Maggio. Secondo gli inquirenti, la sorellastra potrebbe averla rapita per gelosia. I cani molecolari fiutano una pista che conduce a casa del fidanzato di Jessica Pulizzi, Gaspare Chaleb. Ma di Denise nessuna traccia. Il 5 maggio 2005 Jessica Pulizzi viene indagata per concorso in sequestro di persona. Sarà la prima di una lunga serie di indagati nel caso della scomparsa della bimba. A dicembre del 2014 la Procura di Marsala apre un’inchiesta per omicidio dopo aver ascoltato un’intercettazione ambientale di Jessica Pulizzi. Agli atti la risposta, ‘Io a casa ci ‘a purtai’, data alla madre che le chiedeva dove fosse il 1° settembre. In quel periodo emergono altre intercettazioni, come quella dove Jessica chiede alla sorella ”A mamma l’ha uccisa Denise?’ o ‘Tu di sti cosi unn’ha parlare’. La trascrizione del perito però viene contestata. Secondo l’ultima ricostruzione degli inquirenti, Denise sarebbe stata rapita da Jessica Pulizzi con la complicità della madre Anna Corona – alle quali Piero Pulizzi non aveva mai confessato che Denise fosse sua figlia, ma che sospettavano il fatto – e dell’ex fidanzato Gaspare Ghaleb. Il motivo sarebbe ‘vendetta e gelosia perché Denise e Jessica Pulizzi sono figlie dello stesso padre, Piero Pulizzi‘. La posizione di Anna Corona, indagata in un secondo filone d’indagine per sequestro di minorenne, è stata archiviata dal gip di Marsala nel dicembre 2013. Jessica Pulizzi, accusata di concorso in sequestro di minorenne, è stata rinviata a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare di Marsala il 18 gennaio 2010. Il processo di primo grado, iniziato nel 2010, è durato 3 anni. La procura di Marsala ha chiesto la condanna a 15 anni di reclusione per sequestro di minore, ritenendo la sorellastra ‘colpevole senza alcun dubbio‘ per via di una serie di indizi chiari, univoci e convergenti. Secondo l’accusa, la mattina del 1º settembre 2004, Pulizzi aveva prelevato Denise e l’aveva condotta a casa di Piero Pulizzi per avere la conferma che fosse sua figlia, ma non trovandolo consegnò la bambina a persone mai identificate. Al termine del processo, nel 2013, la donna è stata assolta dal Tribunale di Marsala, per insufficienza di prove, e il 2 ottobre 2015 la Corte d’appello di Palermo ha confermato l’assoluzione per insufficienza di prove, rigettando la richiesta di condanna a 15 anni di reclusione avanzata dal procuratore generale della Corte d’appello di Palermo Rosalba Scaduto. Scaduto, durante la sua requisitoria, ha affermato che Jessica Pulizzi aveva partecipato al sequestro di Denise, e che pertanto andava riconosciuta colpevole. Il 19 aprile 2017 la Cassazione ha confermato la definitiva assoluzione di Jessica Pulizzi, ma al tempo stesso ha sottolineato l’esistenza di un valido e comprovato movente. Per gli addebiti del coimputato, invece, al termine del processo di secondo grado è intervenuta la prescrizione del reato. Il 6 dicembre 2014 la Procura di Marsala apre un’inchiesta per omicidio contro ignoti. Il 3 maggio 2021 la procura di Trapani riapre il caso e perquisisce la casa di Anna Corona, mamma di Jessica Pulizzi. L’intento degli inquirenti è di capire se fossero stati fatti dei lavori che potessero celare un nascondiglio e se il pozzo di 10 metri che si trova in garage contenga qualcosa. Dopo 7 ore di perquisizione non viene trovato niente. La foto di Denise con i codini accompagna le ricerche di Piera Maggio, che non ha smesso un solo giorno di cercare la figlia. In questi 19 anni si sono susseguiti numerosi avvistamenti, tutti rivelatisi infondati. Il primo a Milano quando una bambina che sembra Denise viene vista seduta davanti a una banca con alcuni rom: l’esame del dna dà esito negativo. Ma ci sono state segnalazioni anche in Tunisia nel 2005, a Molfetta nel 2007, fino all’ultima ad aprile 2021, da Mosca, quando una ragazza ha dichiarato in televisione di cercare la madre, sostenendo di esser stata rapita da bambina. Ma anche questa pista si rivela un buco nell’acqua.
Scompare a 21 anni da Sassuolo il 5 dicembre del 2020. Alessandro aveva trovato lavoro in una ditta che vendeva, porta a porta, macchinette per il caffè. Dopo appena una settimana di lavoro si licenzia. Inizialmente si pensa a un allontanamento volontario, 4 mesi dopo la sua scomparsa viene aperto un fascicolo per sequestro. I genitori hanno provato a cercare Alessandro anche in Olanda, dopo aver controllato il telefono del figlio e aver trovato delle ricerche con delle coordinate geografiche.
Ginecologa di appena 31 anni dell’ospedale di Trento, è scomparsa il 4 marzo del 2021. La giovane viene trasferita dalla struttura ospedaliera di Trento nella quale lavora a quella di Cles dopo continue vessazioni sul posto di lavoro. Scopre di essere stata assegnata a un consultorio e non al reparto di ginecologia. A quel punto decide di dimettersi. Il giorno dopo sul ponte di Mostizzolo in Trentino a pochi passi da un dirupo i carabinieri trovano la macchina di Sara, un Volkswagen T Roc, e il telefono della giovane. La procura di Trento ha avviato le indagini sui maltrattamenti all’interno dell’ospedale Santa Chiara di Trento dove Sara lavorava. Due gli indagati: l’allora primario del reparto di Ginecologia Saverio Tateo e la sua vice, Liliana Mereu. I due sono finiti a processo per i maltrattamenti di 21 operatori sanitari, tra cui Sara. Nel frattempo di Sara non c’è ancora nessuna traccia.
Quando scompare ha 15 anni. È figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia. Sparisce a Roma il 22 giugno 1983. La sua storia diviene presto uno dei casi più oscuri della storia italiana e vaticana. Una storia che coinvolge il Vaticano, lo Stato Italiano, l’Istituto per le opere di religione, la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diversi Paesi. La famiglia di Emanuela, dopo 40 anni caratterizzati da depistaggi, non si è mai arresa e le indagini sono state riaperte.
Coetanea di Emanuela, scompare da Roma il 7 maggio 1983. Le storie delle due ragazze si intrecciarono, di Mirella dopo 40 anni non si hanno ancora notizie. ‘Mamma, scendo, torno tra poco’, furono le sue ultime parole. Uscita, non fece più ritorno nella sua casa in via Nomentana, a Roma. Descritta da tutti come una ragazza normale, era alunna in un istituto tecnico, quel giorno fu chiamata al citofono da una persona che disse di chiamarsi Alessandro ma che lei non conosceva. Chi era la persona che l’ha convinta a uscire? Per un periodo fu identificata una delle guardie della gendarmeria vaticana, Raoul Bonarelli, visto intrattenersi con la ragazza. L’istruttoria – un procedimento contro ignoti – fu chiusa e Bonarelli dichiarato estraneo alla vicenda. Dopo 40 anni la speranza è che la commissione d’inchiesta parlamentare istituita sul suo caso possa fare luce sulla sua fine.