L'intervista a Leopoldo Grosso: "Non è una droga fortemente diffusa come invece il crack"

“Forse stiamo uscendo da quella zona dove il fai-da-te viene sostituito dal marketing imprenditoriale delle organizzazioni criminali“. Così Leopoldo Grosso, presidente onorario del Gruppo Abele, a proposito della situazione del fentanyl in Italia, dopo la presentazione del piano di prevenzione del governo. “Prima il mercato era quasi solo via web, chiesto da psiconauti o tramite farmacie veniva sottratto, magari negli ospedali – dice – Ma siamo ancora in quella zona grigia per cui bisogna vedere quanto il narcotraffico ha fiutato il business. Non so quanto sia utile però oggi alle mafie sostituire il fentanyl con altre sostanze che si vendono di più,che hanno dei mercati enormi, ma frange più sparpagliate o piccole organizzazioni criminai magari cercano di inserirsi nel mercato proponendo il fentanyl”.

 
Grosso aggiunge che “da questi punto di vista rappresenta un rischio ma non una droga fortemente diffusa come invece il crack, siamo su un piano molto diverso”. “Ha fatto bene l’Iss a denunciare pericolo e rischio, sappiamo bene cosa è accaduto negli Usa, per fortuna questo perlomeno in questi termini non c’è in Italia o Europa. Solo in Germania c’è un numero di morti da osservare” dice.  “Il fentanyl viene usato di per sé ma soprattutto per alterare ulteriormente altre sostanze come si mettono gocce gocce eroina o oppio su marijuana e hashish, potrebbe accadere anche questo con le sostanze criminali”.
 
Proprio oggi il Sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano ha tenuto a Vienna un incontro con Antony Blinken, Segretario di Stato Usa, al quale ha consegnato il Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici recentemente approvato e presentato dal Governo, comunicando l’intenzione di inserire i temi del contrasto alle droghe nel quadro di attività della presidenza italiana del G7. 

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