L'ex senatore, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, non avrebbe comunicato variazioni patrimoniali per 42 milioni
La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha rigettato la richiesta della Procura di disporre la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e la confisca dei beni a Marcello Dell’Utri. L’ex senatore Marcello Dell’Utri, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, non sarebbe più socialmente pericoloso e il suo patrimonio non sarebbe sproporzionato rispetto all’ammontare dei suoi redditi leciti. Lo ha deciso la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo con un provvedimento depositato il 13 marzo.
Questa mattina era arrivata invece la notizia del sequestro preventivo di beni sino alla somma di 10,8 milioni, provvedimento emesso dal gip del tribunale di Firenze Antonella Zatini ed eseguito dalla Direzione investigativa antimafia del capoluogo toscano nei confronti di Marcello Dell’Utri, accusato di aver violato la normativa antimafia.
Dell’Utri, secondo quanto spiega la Dda fiorentina, che aveva richiesto il provvedimento, “con più azioni e omissioni, in tempi diversi, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, pur essendovi tenuto – in quanto condannato con decisione passata in giudicato, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione del 9 maggio 2014, depositata il 10 luglio 2014, per il reato di concorso esterno nel delitto di associazione di tipo mafioso – ometteva di comunicare, entro i termini stabiliti dalla legge, le variazioni patrimoniali indicate nell’art. 30 della medesima normativa per un ammontare complessivo di 42.679.200 euro“.
Quindi è stato disposto il sequestro preventivo “in forma diretta, sino alla concorrenza della somma di 10.840.451,72 euro, riconducibile a Marcello Dell’Utri nonché, per la quota parte di 8.250.000,00 euro della somma complessivamente suindicata, anche indirettamente riconducibile al predetto, per il tramite di Miranda Anna Ratti“, moglie dell’ex senatore di Forza Italia, “ovvero per equivalente sui beni nella disponibilità diretta e indiretta di Marcello Dell’Utri nelle modalità e quote sopra indicate”. L’indagine, viene spiegato in una nota della procura di Firenze, si inserisce nel quadro di procedimento penale oggetto di un più ampio coordinamento investigativo, portato avanti, in ambito nazionale, dalla Direzione nazionale antimafia, finalizzato all’individuazione dei mandanti esterni delle stragi continentali del 1993-1994. Nel corso del procedimento, viene ancora spiegato, sono stati condotti vari accertamenti concernenti i flussi finanziari che hanno riguardato Marcello Dell’Utri dal 2014 ad oggi.
Dell’Utri è accusato di aver violato la normativa antimafia prevista dalla legge Rognoni-La Torre in quanto, condannato in via definitiva per fatti di mafia, avrebbe omesso di comunicare entro i termini stabiliti dalla legge variazioni patrimoniali per un ammontare complessivo di 42 milioni e 670 mila euro.
La Direzione distrettuale antimafia di Firenze, con i procuratori aggiunti Luca Tescaroli e Luca Turco, aveva presentato una richiesta di sequestro preventivo fino alla somma di 20.430.213 euro nel procedimento sui mandanti esterni delle stragi mafiose del 1993 e del 1994, che vede indagato Dell’Utri nel capoluogo toscano.Il gip ha dimezzato di fatto la cifra sequestrabile: alla fine dell’eventuale processo, in caso di condanna, se le tesi della procura distrettuale antimafia venissero accolte, potrà essere confiscato un totale di 10 milioni e 840 mila euro: di questa cifra, 2 milioni e 590 mila euro direttamente a Dell’Utri, mentre 8 milioni e 250 mila euro alla moglie Miranda Ratti, perché, per l’accusa, sarebbero riferibili al marito.
Avvocato Perroni: “Amarezza e indignazione per calunnie su Berlusconi”
“Non posso che esprimere la mia più profonda amarezza e indignazione leggendo le calunnie che continuano ad essere diffuse ai danni del Presidente Silvio Berlusconi, nonostante la sua scomparsa. A seguito del provvedimento di sequestro disposto dal gip di Firenze nei confronti di Marcello Dell’Utri, riemerge per l’ennesima volta la fantomatica tesi sostenuta dalla Procura fiorentina secondo cui la generosità dimostrata verso il Dott. Dell’Utri costituisce il “prezzo che il Presidente avrebbe pagato per il suo silenzio”. Così in una nota Giorgio Perroni, storico avvocato difensore di Silvio Berlusconi.”Ed è inconcepibile che si sfrutti la notizia di un sequestro che, da quanto si è avuto modo di comprendere, si fonda sul semplice presupposto (vero o falso che sia) che Dell’Utri non avrebbe comunicato variazioni del proprio stato patrimoniale come, invece, avrebbe dovuto.- dice Perroni -Ma forse limitarsi a dare questa notizia non avrebbe fatto clamore quanto parlare del Presidente Berlusconi e sollecitare la fantasia dell’opinione pubblica con espressioni capziose e calunniose”. “Stupisce – aggiunge il legale- che certi organi di informazione, che così spesso e così a lungo si sono soffermati sugli atti dell’indagine fiorentina, non ricordino il contenuto della sentenza emessa dal Tribunale di Palermo il 13 marzo u.s. con la quale è stata rigettata la richiesta di applicazione di misure di prevenzione personale e patrimoniale a carico di Dell’Utri avanzata dalla Procura”.”E, a maggior ragione, – continua Perroni -sorprende che non si faccia menzione del fatto che poco più di una settimana fa dei Giudici si siano confrontati anche con quegli stessi atti dell’indagine fiorentina ai quali si fa menzione (i.e. la consulenza finanziaria Mottura-Catania e la nota della DIA) smentendo con chiarezza e rigore la ricostruzione che ancor oggi qualcuno si ostina a sostenere. Le donazioni di denaro erano motivate dalla profonda amicizia che legava Silvio Berlusconi a Marcello Dell’Utri e al desiderio del Presidente di aiutare una persona la cui vita era stata sconvolta da indagini e accuse ritenute prive di fondamento”.”Ancor più grave- dice l’avvocato- è il fatto che l’origine lecita delle dazioni provenienti dal Presidente Berlusconi era già stata da tempo acclarata anche nei provvedimenti del Tribunale di Palermo 29.6.2022 e della Corte d’Appello di quella stessa città del 20.1.2023, che hanno rigettato la richiesta di sequestro della Procura di Palermo. Sono, quindi, ormai quasi 2 anni che la ricostruzione della Procura fiorentina è stata smentita e, malgrado ciò, si continua a calunniare il Presidente Berlusconi”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata