Avrebbero favorito gli ultimi anni di latitanza del mafioso

I carabinieri del Ros hanno arrestato nella notte tra martedì e mercoledì tre fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro. Il blitz è scattato in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Palermo su richiesta del procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia e dell’aggiunto della Dda Paolo Guido. Si tratta di Massimo Gentile, Cosimo Leone e Leonardo Gulotta: avrebbero favorito gli ultimi anni di latitanza dell’ultimo dei corleonesi, arrestato a Palermo il 16 gennaio 2023 e morto il 25 settembre in carcere per un cancro. 

Le accuse nei confronti dei tre indagati

L’attività investigativa, spiegano i carabinieri, ha consentito di raccogliere elementi investigativi che portano a ipotizzare che: 

  • Massimo Gentile faccia parte dell’associazione mafiosa ‘Cosa Nostra’ e che abbia ceduto a Messina Denaro la propria identità al fine di fargli acquistare un’autovettura e un motociclo, sottoscrivere le relative polizze assicurative, compiere operazioni bancarie ed eludere i controlli delle forze dell’ordine.
  • Cosimo Leone faccia parte della stessa associazione mafiosa e che in particolare, in qualità di tecnico sanitario di radiologia medica presso l’ospedale di Mazara del Vallo, abbia assicurato al sodalizio le proprie competenze tecniche, relazioni personali e possibilità di movimento in strutture sanitarie. A Mazara del Vallo il boss è stato ricoverato da latitante dopo l’insorgenza della malattia. Inoltre Leone avrebbe consegnato a Messina Denaro un telefono cellulare con una scheda telefonica riservata dopo averlo ricevuto da Andrea Bonafede. Era insomma un punto di riferimento per il percorso terapeutico del latitante. 
  • Leonardo Salvatore Gulotta abbia concorso, senza prendervi parte, nell’associazione mafiosa ‘Cosa Nostra’, assicurando a Messina Denaro dal 2007 al 2017 la disponibilità di un’utenza telefonica necessaria per la gestione dei mezzi di trasporto in uso al fu latitante.

Tra gli arrestati un architetto del comune di Limbiate

Massimo Gentile, uno dei tre arrestati, è un architetto di 51 anni, di origini siciliane, dal 2018 dipendente del comune di Limbiate in provincia di Monza-Brianza, dove svolge il ruolo di coordinatore dei procedimenti del comparto Lavori pubblici. Secondo i magistrati della Dda ha fornito la sua carta d’identità al latitante che prima di essere “Andrea Bonafede” utilizzava l’identità di “Massimo Gentile” dal 2007 al 2017. Con quel documento acquistò nel 2007 una moto Bmw e nel 2014 una Fiat 500

Il radiologo supervisionò la prima tac del boss

Tra gli arrestati anche Cosimo Leone, tecnico radiologo dell’ospedale Ajello di Mazara del Vallo. Si fece cambiare il turno per sovrintendere alla prima tac dell’ultimo dei Corleonesi quando quest’ultimo scoprì di essere malato di cancro.

 

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