Pasqua, i riti della Settimana Santa nel nord della Sardegna

Il sacro incrocia il fascino della storia di popoli e territori

Fede e preghiera, riti che affondano le loro radici nei secoli, tradizioni popolari che accompagnano l’afflato religioso in un momento in cui il sacro incrocia il fascino della storia di popoli e territori. Sono i riti della Settimana Santa, capaci di unire i fedeli con la passione di curiosi e turisti, nei giorni che precedono la Pasqua con la resurrezione di Cristo. Nel nord Sardegna la passione e morte di Cristo si intrecciano con riti pagani antichi, che segnano l’arrivo della primavera, con un messaggio di prosperità e rinascita.

La Settimana Santa, che inizia il lunedì dopo la Domenica delle Palme (25 marzo) e termina la domenica di Pasqua (31 marzo), accompagna la vita di città e paesi uniti dall’abbraccio di una sacralità vera e sentita. Partendo da Olbia, con la città che si prepara a vivere i riti nell’antica chiesa di San Paolo, nel cuore del centro storico, il fulcro delle celebrazioni religiose. Il primo appuntamento, nella parrocchia guidata da don Gianni Satta, sarà quello del 24 marzo, Domenica delle Palme, seguita il 28 marzo, Giovedì Santo, con la messa “in cena Domini”, la lavanda dei piedi, la reposizione e l’adorazione del Santissimo sacramento, e infine l’incontro con la Vergine addolorata e gli strumenti della passione con partenza dalla chiesa di San Paolo.

Venerdì Santo, il rito più suggestivo: S’Iscravamentu, con la deposizione di Cristo dalla croce e infine la processione nelle vie del centro storico. Quest’anno, per la seconda volta nella storia della Settimana Santa olbiese, sarà un laico a commentare in sardo la passione e la morte di Cristo. Sul pulpito di San Paolo salirà, infatti, lo scrittore nuorese Marcello Fois. I canti, invece, saranno a cura dal coro “Olbia folk ensemble”. Ad animare l’antico rito sarà come sempre la confraternita di Santa Croce, presente in città da oltre mezzo millennio. Il passaggio, narrato nei Vangeli, che ha come protagonisti Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, impersonati da due confratelli, segue rigidamente la sequenza dell’antico rituale olbiese. Il dramma dello schiodamento, con il distacco della corona di spine e dei chiodi tolti dopo tre colpi di martello sul legno, si svolge di fronte all’altare sulla grande croce lignea appositamente allestita.

La domenica di Pasqua, infine, ci sarà la processione de S’Incontru, con i simulacri della Madonna e del Cristo risorto che si incontreranno in piazza Regina Margherita. Rimanendo nel nord Sardegna, Castelsardo, in provincia di Sassari, è famosa per le celebrazioni del Lunissanti. Il lunedì è il giorno dei confratelli dell’oratorio di Santa Croce vestiti con tuniche bianche. La giornata inizia all’alba nella chiesa di Santa Maria, da dove parte la processione che raggiungerà la basilica di Nostra Signora di Tergu, per poi rientrare nel pomeriggio a Castelsardo e aspettare l’arrivo della notte. All’imbrunire i vicoli medioevali del suggestivo borgo saranno illuminati da lampade a olio, segnali anche per tracciare il passaggio della processione accompagnata dai canti dei cori pre-gregoriani.

Sempre nel nord dell’Isola, a Sassari, le processioni e tutte le funzioni religiose saranno organizzate dalle confraternite religiose nate durante la dominazione spagnola. Gli eventi della Passione di Cristo sono evocati e celebrati con le processioni di cinque statue antiche, accompagnate dal suono dei tamburi e Li Rocci, i lunghi bastoni dei confratelli. C’è poi Alghero, dove resta fortissima l’influenza della dominazione catalana, con il centro storico che per la Settimana Santa viene addobbato e illuminato con lampade ricoperte di drappi rossi, regalando uno scenario unico che farà da contorno scenico per i riti del Descalvament e alle processioni dell’Encontre.