Raffigurano Mussolini e Hitler con maglie giallorosse che accompagnano ad Auschwitz Mr. Enrich il simbolo dei tifosi della Lazio

Per noi quello che è accaduto è chiaramente molto grave perché si ripropone. Negli ultimi mesi, con i casi di antisemitismo che sono tornati a farsi sentire, la vicinanza delle istituzioni e delle forze di polizia non è mai mancata. Sicuramente l’opinione pubblica, al momento, non mi pare sia dalla nostra parte per vari motivi e questo è un problema che si ripresenta, spesso passa un po’ troppo sotto silenzio e questa diventa una grande provocazione e questo lo diciamo alle società, oggi abbiamo “paura” che i nostri ragazzi sentano quei cori e quei problemi con i quali un ragazzo non ci si dovrebbe confrontare soprattutto un ragazzo ebreo in questo caso. Questo è pericoloso, le società e le istituzioni del calcio sicuramente devono essere parte attiva per trovare una soluzione. Il problema più grande è l’emulazione perché i più giovani rischiano di avere esempi come questi e questo rappresenta un grande problema perché i giovani devono avere esempi positivi”. Così Daniele Massimo Regard, assessore alla Memoria della comunità ebraica romana intervenuto nel programma ‘Gli Inascoltabili’ in onda su Radio Roma Sound fm90, per commentare la vicenda degli adesivi trovati in alcuni quartieri di Roma dove sono raffigurati Mussolini e Hitler con maglie della Roma che accompagnano ad Auschwitz Mr. Enrich il simbolo dei tifosi della Lazio.

“Noi come comunità, spesso insieme alle istituzioni, organizziamo i viaggi della memoria che sono sicuramente utili a mettere i giovani di fronte ai fatti. Quando si fa un viaggio di solito si torna a casa con dei bei ricordi, con i viaggi della memoria invece li mettiamo davanti all’orrore, ma è necessario proprio perché se non si comprende a fondo quello che è successo in passato poi ci si ritrova in situazioni come questa degli adesivi, dove poi tutto passa sotto silenzio”, ha aggiunto sottolineando: “Credo si debba prendere coscienza di quello che sta succedendo e non ridurlo ad un piccolo evento dove ci sono quattro imbecilli. Da anni all’interno delle tifoserie ci sono gruppi che agiscono in questo modo. Il problema non è la tifoseria in sé, il problema è la reazione: ci deve essere una reazione forte non deve essere minimizzato. Ci deve essere una reazione forte da parte delle squadre, non perché abbiano delle colpe, ma perchè la parte educativa, conoscitiva, rispetto a quello che è stato il passato, è una cosa che va fatta a tappeto. Una maglietta o l’iniziativa mezz’ora prima della partita, sono cose di facciata che non bastano più”.

“Sebbene io sia tifoso romanista – ha aggiunto – non si può fare una distinzione, non è bravo il romanista e cattivo il laziale o il contrario. C’è un problema trasversale all’internodi molte tifoserie, non è una questione di tifo, ma di rispetto e di educazione. Fermate la partita, fermate il calcio, fermate l’intrattenimento, vedrete che nel momento in cui il tifoso che non ha fatto niente, sarà lui il primo a ribellarsi perché interrompe anche il suo diritto di godere del calcio. Bisogna fare misure un po’ più forti, più drastiche, altrimenti passerà tutto come un ‘vabbè faranno qualche articolo di giornale’ e poi finisce lì”. Il tema “non è solo l’individuazione dei colpevoli ma è legato anche alla matrice: se si arriva a fare tanto c’è un problema enorme di informazione e di pericolo su ciò che è stato il passato. Noi dobbiamo avvicinare le persone a certe informazioni. Come farlo? Abbiamo tante nuove tecnologie per informare le persone di quello che è stato passato, anche se è qualcosa di tragico che non lascia bei ricordi. Noi, ad esempio, il 16 ottobre abbiamo messo un QR code negli autobus di Roma che ricordava la storia di un sopravvissuto alla Shoah. Questo è un modo per avvicinare i ragazzi alla Storia”.

Se quello che sta accadendo a Gaza sta influendo su tutto questo? “È tutto legato anche un po’ alla disinformazione e all’essere approssimativi: i nostri ragazzi non approfondiscono più si fermano al titolo di giornale, alla notizia non verificata. Anche molte testate di informazione preferiscono prendere qualche visualizzazione in più invece di approfondire per fare capire la complessità della situazione. I dati degli istituti di ricerca ci parlano di un incremento esagerato di atti di antisemitismo da quando è riscoppiata la guerra. E’ innegabile che ci sia un problema di sovrapposizione e che ci mette in una situazione più scomoda e di pericolo. Bisogna fare corretta informazione e riuscire a mettere le cose su due livelli differenti: la Shoah è un unicum della storia e come tale deve essere raccontata e fatta vedere da vicino ai nostri giovani altrimenti diventa tutto un grande calderone dove mettiamo tutto e non è possibile”, conclude. 

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