Alle 3:32 della notte tra il 5 e il 6 aprile 2009 una fortissima scossa di magnitudo 6.3 distrusse la città e causò la morte di 309 persone
Alle 3.32 della notte tra il 5 e il 6 aprile 2009 una fortissima scossa di terremoto, di magnitudo 6,3, distrusse l’Aquila e causò la morte di 309 persone, tra la città e i paesi vicini. Grande fu il dolore e lo sgomento in tutto il Paese: l’Italia si svegliò la mattina del 6 aprile senza più una delle sue più belle città, fino a poche ore prima gioiello dell’Abruzzo. Alcune tragedie, tra cui quella della Casa dello Studente, dove persero la vita otto ragazzi, colpirono particolarmente l’opinione pubblica e spinsero a una ricerca di quanti si erano resi colpevoli di non aver fatto abbastanza per rendere alcune strutture cittadine più resistenti a un simile evento. A quindici anni dal sisma che ha cambiato e segnato per sempre il volto dell’Abruzzo, oggi il capoluogo abruzzese prova a rialzarsi, anche se i lavori per la ricostruzione, in particolare nel centro storico, non sono stati ancora completati. Lo scorso 14 marzo il ministro per la Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha proclamato L’Aquila Capitale Italiana della Cultura 2026.
Mattarella: “Ricostruzione è dovere e impegno da proseguire”
“Il terremoto di quindici anni or sono, nella notte tra il 5 il 6 aprile, sconvolse L’Aquila e il territorio circostante, strappando alla vita più di 300 persone. La distruzione si abbatté sul centro storico, sulla periferia, sui borghi vicini, lasciando tutta la Comunità nazionale attonita e sconvolta.Il Paese seppe reagire, mobilitando tutte le proprie energie, mentre gli abitanti dell’area colpita dal sisma trovarono la forza per iniziare a ricostruire le case, i luoghi di lavoro, le scuole, per recuperare – per quanto possibile – le bellezze artistiche. Il percorso di rinascita di quella terra è divenuto un traguardo e un patrimonio civico comune.La piena ricostruzione della Città e dei borghi è un dovere e un impegno da proseguire. Per ogni componente sociale, anzitutto per le Istituzioni. Così come tale è l’opera di riconnessione del tessuto sociale”. Lo dichiara il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “È una sfida che riguarda l’Abruzzo, le sue aree interne e, allo stesso tempo, costituisce un passaggio per innovare e offrire alle nuove generazioni la possibilità di realizzare i loro progetti nella sicurezza di un ambiente che sappia fare dei territori feriti, o a rischio per l’imprevedibilità della natura, luoghi di nuove opportunità. La memoria di eventi così tragici deve dunque diventare per tutto il Paese ammonimento e impegno, per non trascurare mai il valore della vita umana e l’integrità delle Comunità”, aggiunge Mattarella.
Le difficoltà nella ricostruzione
Fin dall’inizio l’opera di ricostruzione della città dopo il sisma è stata caratterizzata in più occasioni da infiltrazioni della criminalità organizzata, alla quale facevano gola gli appalti milionari per i lavori. Numerosi interventi della magistratura e processi si sono susseguiti negli anni e solo dal 2015 la ricostruzione ha avuto una accelerazione che ha portato dapprima all’inaugurazione di alcune chiese restaurate e poi, progressivamente, al ritorno di sempre più aquilani nella loro città, abbandonando i quartieri di casette prefabbricate sorti all’indomani della devastazione. A dare un decisivo nuovo impulso alla ricostruzione sarà ora il Pnrr: lo scorso 6 gennaio al Comune sono stati assegnati circa 6,7 milioni nell’ambito della ricollocazione e conseguente ripartizione di risorse disponibili nell’ambito del Piano complementare (Pnc) al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il sindaco Pierluigi Biondi ha dichiarato che, di questi, 1,4 milioni saranno usati per completare i lavori in piazza Duomo.
I processi
I 15 anni seguiti alla tragedia dell’Aquila sono stati anche scanditi dai processi a sette membri della Commissione Grandi Rischi, che all’epoca furono accusati di non aver avvisato per tempo la popolazione del rischio di un terremoto di grande portata, dopo che già dal dicembre precedente si erano susseguite molte scosse, di intensità minore. Gli esperti si sono sempre difesi sostenendo che i terremoti non si possono prevedere, e la comunità scientifica quasi per intero si è sempre schierata al loro fianco. Alla fine, dopo che in primo grado erano stati tutti condannati a sei anni per omicidio colposo plurimo, in appello la condanna è stata confermata per il solo Bernardo De Bernardinis, all’epoca vice capo della Protezione civile, ma ridotta da 6 a 2 anni e con la sospensione della pena e la non menzione. Gli altri sono stati tutti assolti e la Cassazione ha confermato questa decisione, sottolineando che la colpa di De Bernardinis è stata quella di affermare pubblicamente, pochi giorni prima della catastrofe, che non c’erano rischi.
Nel 2022, invece, fece scalpore la sentenza nella causa civile per il crollo di un condominio in via Campo di Fossa, in cui morirono 24 persone: il tribunale ridusse il risarcimento rispetto alla richiesta delle famiglie delle vittime ravvisando un concorso di colpa da parte di queste ultime, che sarebbero state ‘incaute’ nel rimanere a casa dopo la scossa di terremoto precedente, quella registrata appena dopo la mezzanotte del 6 aprile. La sorella di una vittima disse: “Li avete uccisi un’altra volta”. Il procedimento è ancora in corso nei gradi successivi.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata