Il provvedimento non dovrebbe contenere le misure di politica economica previste dall'esecutivo. Protestano le opposizioni: "Lascia nell'incertezza"

Il Def (Documento di Economia e Finanza) che arriverà in Consiglio dei Ministri domani 9 aprile sarà “snello e assai asciutto” e ricalcherà le stime formulate nella Nadef (Nota di Aggiornamento al Def) dello scorso anno, rimandando ai prossimi mesi ulteriori novità ed eventuali correzioni. Il provvedimento è atteso per la riunione del governo convocata alle 11 ed è probabile che – tra le proteste delle opposizioni – contenga solo il quadro tendenziale, quello cioè a politiche invariate, senza le misure di politica economica che l’esecutivo vuole mettere a terra. Una scelta inedita per il principale strumento di programmazione di politica economica, tanto più per un governo nel pieno delle sue funzioni – accadde nella primavera 2022 con Draghi che era però dimissionario – ma spiegata come ‘prudente’, visto che c’è in campo la riforma della governance europea, con parametri di valutazioni diversi da quelli adottati finora e che devono essere messi a terra, e che bisognerà tenere conto non solo delle previsioni della Commissione europea ma anche della procedura per deficit eccessivo ritenuta “scontata” dal ministro Giancarlo Giorgetti.

Giorgetti: “Prudenza, creare clima di fiducia nei confronti del Paese”

Insomma, in un quadro così incerto meglio limitarsi all’esistente, e solo rifinanziare per il prossimo anno le misure messe in campo con l’ultima legge di bilancio che richiede 20 miliardi di euro. Risorse già difficili da reperire, tanto più che bisognerà affrontare appunto la procedura per deficit e la richiesta di correzione dei conti dello 0,5% annuo, sia pure mitigata dall’impegno in riforme e investimenti Pnrr. Dunque, è il ragionamento di cui sembrano ormai convinti la premier Giorgia Meloni e il ministro leghista, in attesa che Bruxelles declini le nuove regole dopo lo scoglio elettorale di giugno, meglio non metter nero su bianco impegni che poi potrebbe esser difficile rimodulare in seguito. “Occorre creare un clima di fiducia nei confronti del Paese, e di solidità rispetto ai dati fondamentali di finanza pubblica – avvisa intanto Giorgetti, parlando a un evento a Trieste – Per questo motivo da quando ho assunto questa responsabilità ripeto come una specie di mantra ‘prudenza e responsabilità sui conti pubblici’ e la sostenibilità del debito. Lo faremo nelle prossime ore, muoverci in questa direzione. Senza la fiducia degli italiani e della comunità internazionale è difficile non solo immaginare nuovo debito ma anche gestire quello vecchio che abbiamo ereditato”.

Il nodo del Superbonus

Responsabilità che, per l’inquilino di via XX Settembre, passa per scelte non popolari come quella di chiudere i rubinetti al Superbonus, il cui conto intanto – ha certificato Enea – ha superato a marzo i 122,24 miliardi di euro. “Tornando alla definizione di Draghi del debito buono forse abbiamo fatto un po’ di debito non troppo buono – osserva Giorgetti – e adesso dobbiamo essere in grado di generare in modo selettivo investimenti che meritano l’aiuto pubblico“. Al momento, il complesso dei bonus edilizi ha portato il deficit al 7,2% contro il 5,3% previsto in autunno, come rilevato lo scorso mese dall’Istat.

Crescita all’1%, debito/Pil intorno al 140%

Quanto alla crescita, dovrebbe aggirarsi nel documento del governo intorno all’1%, in ribasso rispetto alle previsioni dell’1,2% dello scorso autunno. La stima del deficit 2024 dovrebbe non discostarsi da quella fissata dalla Nadef a 4,3%, mentre il rapporto debito/Pil dovrebbe rimanere intorno al 140%. Protestano però le opposizioni. “Sarebbe una scelta gravissima”, secondo il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. “Non è possibile e sarebbe una presa in giro del Paese e del Parlamento se ci trovassimo di fronte ad un governo che da una parte vive di concordati fiscali e condoni edilizi e dall’altra presenta un Def indefinito che lascerebbe nell’incertezza i cittadini, le imprese, gli investitori e l’Europa”. “Vogliamo sapere dal Ministro Giorgetti come intenda pagare e mettere a regime il taglio del cuneo fiscale, finanziato fino a oggi in disavanzo. Lo vogliamo sapere prima delle elezioni europee”, insiste il vice capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Marco Grimaldi, secondo cui “a queste condizioni è inutile presentare il documento. Sarebbe solo una presa in giro“.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata