La testimonianza di Claudio Regeni nel processo a Roma contro gli 007 egiziani: "A tradirlo è stato il sindacalista"
È il giorno della testimonianza di Claudio Regeni, padre di Giulio Regeni, nel processo a Roma nei confronti dei quattro 007 egiziani accusati del rapimento e della morte del ricercatore italiano nel 2016. L’uomo ha detto alla Corte che “la persona che ha tradito Giulio è stato il sindacalista” egiziano Mohamed Abdallah. Si tratta del sindacalista degli ambulanti che, secondo chi indaga a Piazzale Clodio, avrebbe segnalato Regeni come spia alle autorità del Cairo, innescando il meccanismo che ha poi portato al rapimento dello studioso il 25 gennaio 2016 e alla sua successiva morte. Regeni è stato trovato morto con segni di tortura il 3 febbraio 2016 sulla strada che collega Il Cairo ad Alessandria. “Questo aveva amareggiato la docente della American University del Cairo con cui mio figlio collaborava”, ha aggiunto Claudio Regeni davanti alla I Corte d’Assise della Capitale. Gli 007 egiziani imputati a Piazzale Clodio sono il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Sharif. Oggi il pm Sergio Colaiocco ha anche depositato alla Corte la registrazione audio del colloquio, avvenuto a dicembre 2016, tra i genitori di Giulio e la docente che era il suo contatto nella sua capitale egiziana. “Lei aveva una ottima opinione di Giulio, era molto amareggiata di quanto avvenuto”, ha spiegato ai giudici Claudio Regeni.
“Mio figlio non era al soldo di nessuna autorità”
Claudio Regeni ha proseguito la sua deposizione dicendo che il figlio “voleva rendersi indipendente e trovare un lavoro per valorizzare le sue capacità. Amava lo studio“. Dopo aver affermato che la famiglia ha dovuto chiudere i conti correnti del ricercatore dopo la sua morte, ha specificato: “Aveva un conto in Italia, del quale ero cointestatario, aperto quando era in New Mexico. Al saldo c’erano 1.481,47 euro. Poi aveva un conto corrente presso una banca inglese per le spese in Inghilterra. Su questo c’erano versamenti di Oxford Analytica, per cui aveva lavorato, qualche piccolo rimborso dall’università di Cambridge per il dottorato. Il saldo era di 6.260,71 sterline”. Il figlio, quindi, ha precisato: “Non è mai stato alle dipendenze di autorità italiani, inglesi e egiziane. Né ci ha mai collaborato”. Alla domanda su che tipo di persona fosse Regeni, il padre ha risposto: “Cercava di coinvolgere tutti, era sempre rispettoso nei confronti degli altri. Era molto legato a sua sorella. Da bambini litigavano spesso come in tutte le famiglie, ma da adolescenti si confidavano molto tra loro: avevano gli stessi amici e quando lui tornava dai viaggi era solito stare con loro. Il suo obiettivo di Giulio era quello di mettere su famiglia con la compagna e rendersi indipendente”.
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