La donna in tribunale a Milano: "Non sono un'assassina, l'ergastolo è stato perdere Diana"
Alessia Pifferi parla in aula in tribunale a Milano. “Non ho mai voluto fare del male a mia figlia, non ho ammazzato mia figlia, non mi è passato nemmeno per la mente di ucciderla. Per me non è facile parlare qui oggi, è una cosa dolorosa e ripeto lo sto già pagando il mio ergastolo, avendo perso la mia bambina“, ha detto la donna a processo per la morte della figlia Diana, morta di stenti dopo essere stata lasciata a casa sola per quasi una settimana. Pifferi ha reso una dichiarazione spontanea di alcuni minuti resa alla corte d’assise di Milano. L’istruttoria del processo è stata dichiarata conclusa ed è quindi iniziata la requisitoria del pubblico ministero, Francesco De Tommasi.
Pifferi: “Non sapevo di essere malata”
“I miei familiari sapevano delle problematiche che avevo ma mi è stato tenuto nascosto. Se me ne avessero parlato, non so con quale metodo, ma mi sarei curata e non ci troveremmo in questa situazione”, ha detto ancora Alessia Pifferi durante le dichiarazioni spontanee. “Non sapevo delle problematiche che avevo – ha aggiunto -. Le ho scoperte solo grazie alla mia avvocatessa che ha trovato i documenti che attestano le patologie che ho”. La 38enne ha parlato di “un’infanzia” sempre da “bambina isolata, non avevo amici della mia età” e un padre violento ma l’unico che mi voleva bene”.
Pifferi, pm: “Racconta bugie per esaudire suoi desideri”
Alessia Pifferi “racconta bugie, le utilizza per eludere a suo modo gli ostacoli della propria esistenza, è una persona che ha tanti obiettivi egoistici e desideri insoddisfatti”. Lo ha detto il pubblico ministero di Milano Francesco De Tommasi nel corso della requisitoria al processo per omicidio volontario pluriaggravato che vede imputata la 38enne. “Pifferi non ha nessuna difficoltà a dire ciò che non è vero” ma era “pienamente consapevole di quello che sta facendo minuto dopo minuto”, ha aggiunto elencando le contraddizioni e le “menzogne” raccontate dalla donna fra il 14 luglio e il 20 luglio 2022 per giustificare a varie persone – la madre, il compagno ed altre – l’assenza della figlia Diana di un anno poi trovata casa di stenti e di fame nella casa di via Parea a Milano.
No a integrazione perizia psichiatrica, respinta istanza difesa
La Corte d’assise di Milano stamattina ha detto no alla riapertura della perizia psichiatrica sull’imputata Pifferi, respingendo l’istanza della difesa della 38enne accusata omicidio volontario pluriaggravato. La difesa di Pifferi aveva prodotto nel processo documentazione dell’età scolastica e pagelle della donna da bambina, seguita all’epoca da un insegnante di sostegno, e la “cartella clinica originale” del Policlinico di Milano – Uonpia (Unità operativa neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza) che l’avrebbe avuta in carico dai 6 agli 11 anni. Documenti che mostrerebbero “turbe psichiche e gravi ritardi cognitivi”, ha detto l’avvocata Pontenani in un’aula gremita di curiosi. “Si legge di tutti i problemi che aveva Alessia” come “portare il ciuccio a 11 anni”, ha aggiunto chiedendo che i consulenti “possano riesaminare la documentazione medica”.
Il pubblico ministero, Francesco De Tommasi, ha dato parere favorevole all’acquisizione dei documenti ma non all’integrazione della perizia psichiatrica. Non vi sarebbe “nessuna correlazione” con i fatti contestati, ha detto il pm. “La dobbiamo giudicare per come era nella settimana dal 14 al 20 luglio 2022 – prosegue – questa è la documentazione di una persona che non esiste più, è esistita 30 anni fa e ha avuto le sue difficoltà scolastiche” ma non si tratterebbe di “deficit” e “non si parla assolutamente di invalidità”. Opposizione anche dall’avvocato di parte civile, Emanuele De Mitri, che rappresenta la madre e la sorella di Pifferi.
Pm chiede ergastolo: “L’ha fatta uccidere dal destino”
Condannare all’ergastolo Alessia Pifferi: è la richiesta del pubblico ministero di Milano, Francesco De Tommasi, al termine di oltre 5 ore di requisitoria nel processo alla 38enne imputata di omicidio volontario pluriaggravato per la morte della figlia di un anno e mezzo Diana, abbandonata nella casa di via Parea a Milano il 14 luglio 2022 e trovata priva di vita il 20 luglio. Il pm ha ricostruito tutti i passaggi dell’inchiesta della squadra mobile partita dopo il ritrovamento del cadavere e le fasi del processo. “Non ha avuto il coraggio e ha lasciato che fosse il destino a farlo”, ha detto il pm in chiusura spiegando perché contesta anche l’aggravante della premeditazione oltre a quelle dei futili motivi e del rapporto di parentela.
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