In Corte d'Assise a Milano confermata sentenza per Alessio e Simone Scalamandrè
La Corte d’assise d’appello di Milano ha condannato a 21 anni e 14 anni di reclusione Alessio e Simone Scalamandrè, i due fratelli poco più che maggiorenni che il 10 agosto 2020 uccisero il padre, Pasquale Scalamandrè, nella loro casa di San Biagio nel Comune di Genova con 24 colpi di mattarello, di cui 6 mortali, e un cacciavite. Il verdetto dell’appello bis, letto dalla presidente Ivana Caputo con gli imputati presenti in aula, conferma la sentenza di primo grado emessa nel 2022 dalla Corte d’assise di Genova. Subito dopo il delitto Alessio chiamò le forze dell’ordine raccontando di essere intervenuto per disarmare il padre dal mattarello che teneva in mano per colpirlo e di averlo ferito a sua volta. Disse anche di temere per la propria incolumità, quella del fratello e quella della madre, che per anni è stata vittima di violenze in famiglia da parte del marito fino a chiedere e ottenere un ordine restrittivo nei suoi confronti.
La condanna di primo grado era stata confermata in appello a Genova per Alessio mentre il fratello minore era stato assolto. A novembre 2023 la Corte di Cassazione ha annullato entrambe le sentenze rinviando a un appello bis da celebrarsi a Milano per valutare il peso delle attenuanti generiche per Alessio Scalamandrè. Una decisione presa dopo che la Corte costituzionale ha dichiarato in autunno illegittima la legge sui reati del ‘codice rosso’ nella parte in cui prevede il divieto automatico di diminuire la pena valutando le attenuanti per gli omicidi commessi in famiglia e in particolare l’attenuante della provocazione. La Corte d’assise d’appello di Milano non ha riconosciuto alcuna attenuante prevalente e ha respinto un accordo di patteggiamento fra le difese a 11 anni per Alessio Scalamandrè. In aula la Procura generale di Milano aveva chiesto la condanna a 11 anni per Alessio e 8 anni e 6 mesi per Simone.
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