È successo in via Varsavia, alla periferia sud-est della città meneghina

Un giovane di 18 anni, di origine slava, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco al torace dopo un’aggressione subita da più persone mentre si trovava all’interno di un furgone, in via Varsavia, alla periferia sud-est di Milano. L’intervento della Polizia di Stato è scattato alle 3.15. Trasportato all’ospedale Policlinico, il ragazzo è deceduto verso le 4.25.

Il fratello: “Conosco chi è stato”

“Mangiavamo insieme, bevevamo insieme, lavoravamo insieme e poi che fanno, mi uccidono un fratello?”, ha raccontato a LaPresse Kevin Sulejmanovic, fratello della vittima, che ha già indicato agli agenti della Mobile i nomi di almeno due dei presunti killer. Secondo il 19enne, che ha trovato il giovane agonizzante a terra, gli assassini sarebbero scappati a bordo di una vecchia Seat nera, vista da un altro familiare che ha poi dato la targa agli investigatori.

I presunti omicida, secondo Kevin, hanno lavorato con Jhonny anche al mercato Baloon di Torino, città in cui era nato la vittima. Poi ha fatto i loro nomi agli agenti e ha mostrato alla polizia un video di TikTok in cui si vedono i due bere birra sette ore prima dell’omicidio in un bar nei pressi di piazzale Cuoco.

Sentito da LaPresse, il barista del locale ‘I sapori di Denise’ di via Faà di Bruno, ha confermato di aver visto i due, che hanno preso quattro birre, lasciando il locale alle 23, ora in cui il dipendente ha smontato dal turno. “Hanno bevuto e se ne sono andati quando sono andato via io”, ha detto l’uomo precisando di non aver mai visto prima né loro né la vittima. 

Il fratello: “Ho sentito due colpi”

La vittima si chiamava Jhonny Sulejmanovic ed era sul furgone insieme alla moglie Samantha, anche lei giovanissima, tra i 18 e i 19 anni, che è riuscita a uscire dal veicolo e scappare durante il raid. I due stavano dormendo a pochi metri di distanza dal camper dove abitano i genitori della vittima. Sul luogo dove è avvenuta la sparatoria, e dove sono in corso ancora i rilievi della scientifica, stanno arrivando altri membri della famiglia della vittima: molti di loro hanno i propri camper posteggiati lungo il marciapiede di via Varsavia. Il fratello, che dorme in un camper lì nei pressi della sparatoria, ha raccontato a LaPresse di aver sentito questa notte due colpi ma di non aver sentito urla o altro. La famiglia ancora non sapeva della morte del giovane che è stata confermata loro dagli agenti: alla notizia sono scoppiati i pianti e le urla di dolore dei familiari.

Ucciso nel sonno, ipotesi faida o vendetta

Sulejmanovic, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato ucciso nel sonno. I killer avrebbero sfondato i vetri sparando e colpendolo mentre dormiva. Tra le prime ipotesi al vaglio una possibile faida o vendetta: la vittima al momento non risulta avere precedenti. 

I fratelli: “Lo hanno picchiato e poi gli hanno sparato”

Stando a quanto dicono invece una sorella e un fratello della vittima, sarebbero state 5-6 persone ad aggredire Jhonny Sulejmanovic, picchiandolo fuori dal furgone e poi sparandogli. “Ho visto tutto, lo hanno picchiato, poi sono venuti sotto le finestre. È arrivata una macchina con cinque-sei persone, avevano dei coltelli lunghi e delle pistole, ho visto mio fratello che moriva. Una persona dei palazzi ha chiamato la polizia e sono scappati. Ho visto tutto, mio fratello era per terra, lo picchiavano in 5/6 persone, con delle maschere, a volto coperto. Lui era nel furgone con sua moglie che dormiva“, ha raccontato Sara, 20 anni, che ieri sera aveva parcheggiato il camper dietro a quello del fratello. La giovane ha raccontato che la famiglia, di origine bosniaca, sarebbe arrivata in via Varsavia da 5-6 mesi. Stessa versione quella del fratello che parla di persone sconosciute alla vittima. “Conoscevano la macchina. Gli hanno detto ‘andiamo a bere in un bar’, la moglie ha detto di no. Sono arrivato a piedi dal semaforo, ho visto che lo picchiavano, non sapevo che avevano una pistola. Gli ho dato dell’acqua e mi ha detto ‘ti voglio bene’“, ha detto l’uomo che ha trovato il 18enne già agonizzante a terra. Secondo la sua versione, il gruppo sarebbe stato composto a sua volta da bosniaci.

 

Aveva incontrato i killer ore prima, disposta autopsia

Da quanto si apprende, Sulejmanovic aveva incontrato i suoi killer almeno un paio di volte prima dell’omicidio. Almeno alcune delle tre persone che hanno accerchiato il furgone Ducato, sfondato i vetri e fatto fuoco sulla vittima mentre dormiva con la moglie si erano già recate sul posto in auto nel corso della giornata per delle discussioni con il giovane. Il pm di turno nella notte a Milano, Pasquale Addesso, disporrà l’autopsia sul cadavere del 18enne nelle prossime ore.

Residenti: “Furgoni arrivati da 10 giorni in via Varsavia”

Secondo quanto raccontano alcuni residenti della zona a LaPresse, i camper e i furgoni parcheggiati in via Varsavia a Milano, tra cui quelli della famiglia di Sulejmanovic, sarebbero arrivati lì da una decina di giorni. Il giovane, secondo alcuni residenti, non avrebbe fatto parte della comunità rom ospitata nel campo di via Bonfadini, che si trova a poco meno di 3 km dal luogo della sparatoria. “Ho sentito gli spari e che urlavano come matti. Sono passati sotto la finestra della camera. Sarà un regolamento di conti“, ha detto a LaPresse una abitante del quartiere.

 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: