Carcere Beccaria, l’ex comandante accusato di falso risponde al gip

Francesco Ferone ha provato a chiarire il proprio ruolo rispetto alle accuse di insabbiamento delle condotte violente degli agenti

L’ex comandante della polizia penitenziaria del carcere minorile di Milano ‘Beccaria’, Francesco Ferone, è comparso oggi per l’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Milano, Stefania Donadeo. Il 48nne, indagato per falso con l’accusa di aver “coperto le condotte violente” degli agenti nell’inchiesta della Procura di Milano sui presunti maltrattamenti e torture sui detenuti minori, ha risposto alle domande provando a chiarire il proprio ruolo rispetto alle accuse di insabbiamento (“Ferone non li ha mai dati gli atti alla polizia giudiziaria. No, sta’ cosa non gliel’ha mai fatta vincere”, dicono di lui due agenti intercettati quando la nuova comandante ad interim, Manuela Federico, decide di acquisire le immagini della sorveglianza interna).

Altri tre poliziotti nel gruppo degli agenti sospesi dall’incarico (8) si sono presentati davanti al giudice al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. Solo uno si è avvalso della facoltà di non rispondere. Domani saranno sentiti gli ultimi 4 coinvolti nell’inchiesta di squadra mobile e Nucleo investigativo della polizia penitenziaria. Numerosi indagati e i loro legali hanno presentato istanza di revoca delle misure cautelari o di sostituzione con altre meno afflittive. In tre hanno hanno annunciato ricorso al tribunale del Riesame contro l’ordinanza del gip eseguita lunedì scorso.

Cappellani a pm: “Non ci siamo accorti di torture, pensavamo a risse”

“Non ci siamo accorti di nulla, pensavamo a risse fra detenuti”.  È quello che avrebbero detto, in sintesi, l’attuale e l’ex cappellano del carcere minorile di Milano ‘Cesare Beccaria’, don Claudio Burgio e don Gino Rigoldi, sentiti dai pubblici ministeri di Milano come persone informate sui fatti nell’inchiesta sul ‘sistema’ Beccaria per maltrattamenti aggravati e torture sui detenuti minorenni che ha portato 13 agenti della polizia penitenziaria in carcere, 8 sospesi e altri 4 indagati.

Prosegue l’indagine delle pm Rosaria Stagnaro, Cecilia Vassena e l’aggiunto Letizia Mannella anche per accertare le eventuali responsabilità di chi doveva vigilare e non lo ha fatto. È prevista l’acquisizione di atti e, rispetto agli 8 detenuti originari che avrebbero subito abusi, sono stati individuati altri ragazzi ex detenuti (una decina) che verranno sentiti come persone offese o informate sui fatti. Gli inquirenti ascolteranno anche medici, infermieri del carcere, educatori e assistenti sociali dell’Ufficio di servizio sociale per i minorenni operativi nell’Ipm e nelle strutture che si interfacciano con il penitenziario.