L'ex cappellano del carcere minorile sentito dai magistrati nell'ambito dell'indagine sui pestaggi

“Sono stato sentito dai magistrati che indagano sui fatti del Beccaria e anche loro erano sorpresi per l’accaduto, ci siamo spiegati, ho detto detto che secondo noi o non riuscivamo a vedere o non avevamo particolari segnali di particolare disagio. Ho anche sottolineato che gli agenti del Beccaria è trent’anni che non hanno un comandante e li mandano qui giovani giovani senza nessuna formazione. Questo non giustifica l’accaduto, ma in ogni reato ci sono sempre delle permesse”. A dirlo a La Presse è don Gino Rigoldi, ex cappellano del Ipm Beccaria di Milano chiamato nei giorni scorsi dai magistrati che indagano sui pestaggi ai danni dei giovani detenuti della struttura, che hanno portato all’arresto di 13 agenti di custodia.

“Ora i magistrati faranno la loro parte, il Ministero deve fare un’altra parte, perché se avessimo finalmente un comandante e se non ci arrivassero ragazzi con un’età magari inferiore ai detenuti forse certi incidenti non capiterebbero”, ha proseguito il sacerdote: “È una questione di autorità. Alle volte io vedo gli agenti che hanno 40-50 anni e parlano con i ragazzi, ma hanno un altro tipo di autorità, mentre se quello che presiede alla gestione del gruppo ne ha di 24 anni è un’altra storia”.

Un’altro problema posto da don Rigoldi è quello del turn over con molti agenti originari del sud Italia che una volta formati, dopo un breve periodo chiedono di essere avvicinati alle regioni di origine: “Io spero che arrivino finalmente gli agenti di polizia, gli educatori, i formatori, il comandante che stia qui un periodo di tempo e allora la formazione avrà senso. Di buona volontà ce n’è tanta, ma anche di gente di buona volontà ce n’è tanta. Qualcuno ha preso la sua mazzata, compreso il sottoscritto per questo evento ma adesso è il caso con gli occhi più aperti di ricominciare”

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