Avrebbero dovuto eseguire i lavori operando dai tombini con sonde. Resta intanto gravissimo il sesto operaio intossicato
Proseguono le indagini a Palermo sulla strage sul lavoro a Casteldaccia, dove cinque operai hanno perso la vita a causa delle esalazioni tossiche mentre eseguivano delle manutenzioni all’interno di una cisterna di liquami. Secondo quanto emerso dai primi accertamenti, risulta che i cinque operai morti e i tre feriti non sarebbero dovuti entrare nell’impianto di sollevamento delle acque reflue: l’appalto per i lavori, vinto dalla ditta Quadrifoglio, prevedeva infatti la manutenzione di quel tratto di rete fognaria a livello strada operando dai tombini con sonde ad alta pressione per liberare il tratto di condotta fognaria occluso. Gli inquirenti della squadra mobile, coordinati dal procuratore capo Ambrogio Cartosio, hanno sentito per tutta la notte il direttore dei lavori, un tecnico dell’Amap (la partecipata del Comune di Palermo che è stazione appaltante). Nel fascicolo per omicidio colposo, aperto lunedì dalla procura, non sono ancora iscritti indagati.
Resta gravissimo il sesto operaio intossicato
Restano intanto gravissime le condizioni dell’operaio Domenico Vola, 62 anni, uno dei superstiti della tragedia. L’uomo, ricoverato al Policlinico di Palermo, ha superato la notte ma è in distress respiratorio e intubato in seguito all’intossicazione da idrogeno solfato che è costata la vita a sei suoi colleghi.
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