Ventiquattro anni fa l’OMS ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali

Il 17 maggio si celebra la Giornata mondiale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Si tratta di una ricorrenza riconosciuta dalle Nazioni Unite (dal 2004) e dall’Unione europea (dal 2007) a sostegno della comunità Lgbtq+ ancora vittima di persecuzioni e discriminazioni in tutto il mondo. La data è stata scelta per ricordare un giorno storico: il 17 maggio 1990, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità rimosse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali definendola come “una variante naturale del comportamento umano”. Si è trattato del primo importante passo verso il traguardo della non discriminazione che ha smentito tutte le ricerche scientifiche sbagliate e infondate fatte negli anni. In questo modo sono terminati i trattamenti medici e psichiatrici nei confronti delle persone della comunità arcobaleno.

Molto è stato fatto in questi anni eppure sono ancora 72 gli Stati nel mondo che sanzionano penalmente l’orientamento sessuale, con il carcere o addirittura la pena di morte. Tra questi ci sono Afganistan, Algeria, Egitto, Iran, Iraq, Libano, Nigeria, Pakistan, Siria, Tunisia, Uganda, Emirati Arabi. 

Quanto all’Italia, il nostro Paese deve ancora compiere molti passi avanti verso il rispetto dei diritti della comunità Lgbtq+. Secondo la classifica redatta da Ilga-Europe nel 2023 Roma rappresenta il fanalino di coda dell’Europa occidentale per quanto riguarda questo tema. L’Italia ha totalizzato 25 punti su 100, posizionandosi al 36° posto su 49, a pari merito con la Georgia. Al 35° posto c’è la Lituania, mentre al 38° la Lettonia. Il Paese più virtuoso è Malta (88 punti) mentre quelli con una minor tutela dei diritti sono Russia e Azerbaijan. 

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