Verifiche sulla tempestività dei soccorsi. Proseguono le ricerche del terzo disperso

La Procura di Udine sta indagando per omicidio colposo, a carico di ignoti, a seguito della tragedia avvenuta sul fiume Natisone, in cui sono morte due ragazze e un terzo risulta disperso. In conferenza stampa, il procuratore di Udine, Massimo Lia, ha detto: “Condurremo tutti gli accertamenti del caso e tutte le verifiche per accertare se i soccorsi sono stati tempestivi, se ci sono state problematiche che possano in qualche modo aver inciso sul tragico evento”. Per il magistrato “allo stato non ci sono elementi specifici che ci fanno andare in questa direzione. Ovviamente gli accertamenti sono in fase iniziale e quindi nulla si può escludere nel prosieguo dell’attività investigativa”. Quindi Lia ha aggiunto: “Dal punto di vista strettamente penalistico, per poter configurare anche astrattamente una responsabilità penale di qualche soggetto, bisogna configurare una responsabilità colposa di tipo omissivo. E non commissivo. Omissivo nel senso che non si è intervenuti tempestivamente per approntare quei mezzi che avrebbero consentito il salvataggio di questi giovani”. 

Proseguono le ricerche del terzo disperso

Nel frattempo continuano senza sosta le ricerche dell’ultimo disperso, Cristian Casian Molnar, 25 anni, originario della Romania, uno dei tre giovani travolti dalla piena. Sul posto continuano a lavorare sommozzatori, soccorritori fluviali giunti da tutti i Comandi della regione, dronisti, topografi, team speleo e l’elicottero del reparto volo di Venezia.

60 vigili del fuoco impegnati in ricerca disperso

Proseguono a Premariacco le ricerche dell’ultimo ragazzo disperso nelle acque del fiume Natisone. Oggi il dispositivo di soccorso dei vigili del fuoco conta 60 unità, tra specialisti sommozzatori, soccorritori fluviali, team speleo, cinofili, dronisti ed elicotteristi, dispiegate lungo le sponde del Natisone.Diminuito rispetto a ieri il livello del corso d’acqua, condizione che potrebbe facilitare le ricerche.

Mamma di Patrizia: “Potevano salvarli invece di fare video”

Ciò che più mi addolora è che tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati. Nessuno. Potevano forse salvarli. Non era importante fare i video. Lei era andata a fare una passeggiata, ha chiamato più volte il 112. Ha lasciato il suo nome, l’indirizzo. Ha detto ‘Chiamate mia mamma’”. Così la mamma di Patrizia, la ragazza morta dopo essere stata travolta dalla piena del Natisone in una intervista a ‘Il Messaggero Veneto’. “Era un angelo – ha ricordato – studiava tanto e lavorava per mantenersi. Dopo l’esame all’Accademia, sostenuto proprio venerdì mattina, mi ha chiamata e mi ha detto ‘sono stata bravissima, ho saputo tutto'”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata