Ecco le storie più note di cronaca nera, l'ultimo è il killer di Fano che ha ucciso il padre e la madre per questioni di soldi

Luca Ricci è solo l’ultimo di una lista di figli che hanno ammazzato i propri genitori: Benno Neumair, Pietro Maso, Erika De Nardo. E ancora: le sorelle Paola e Silvia Zani. Sono solo alcuni nomi saliti alla ribalta per aver ammazzato i propri genitori. L’ultimo, in ordine di tempo, è il duplice omicidio di Lucia Marconi, 70 anni e Giuseppe Ricci 75 anni, avvenuto a Fano, in provincia di Pesaro-Urbino per questioni di soldi. A ucciderli il figlio 55enne, Luca Ricci, che ha confessato dopo un interrogatorio durato 16 ore. All’alba, quando è crollato, è stato arrestato con l’accusa di duplice omicidio aggravato: ha soffocato la madre e ucciso a martellate il padre. I due anziani avevano venduto la casa di proprietà per aiutare economicamente il figlio. Di fronte all’ennesima richiesta di soldi, i genitori hanno spiegato che non potevano più aiutarlo. È a quel punto che Luca Ricci ha ucciso i genitori. Sono tante le vicende che hanno segnato la cronaca nera italiana negli ultimi anni, da Pietro Maso a Erika e Omar. Di seguito le più note.

Il delitto di Bolzano

A gennaio 2021, Benno Neumair ammazza entrambi i genitori, Laura Perselli e Peter Neumair, strangolandoli con un cordino e gettando successivamente i loro cadaveri nell’Adige, dal ponte di Valdena. Lui, 30 anni, confessa l’omicidio: ucciso prima il padre, poi la madre. Neumair è stato condannato all’ergastolo, pena confermata in Appello.LAURA ZILIANI. Paola e Silvia Zani sono due sorelle, hanno 26 e 19 anni. Hanno ammazzato la madre, Laura Ziliani: l’hanno prima soffocata e poi sepolta, così come emerso dall’autopsia, a maggio del 2021. Ziliani, ex vigilessa, era scomparsa da Temù, in alta Val Camonica. Il suo corpo è stato ritrovato tre mesi più tardi. Le due figlie sono state arrestate insieme con il fidanzato della maggiore, Mirto Milani, 27 anni. I tre sono accusati di omicidio volontario – aggravato dalla relazione di parentela con la vittima – oltre che di occultamento di cadavere. I tre vengono condannati all’ergastolo.

Il delitto di Reggio Emilia

Nell’aprile 2021, Marco Eletti ammazza entrambi i genitori nella villetta di famiglia a San Martino in Rio, zona industriale poco distante dalla città. Il 33enne, che ha la passione per la narrativa, viene arrestato con l’accusa di aver ammazzato il padre Paolo Elezzi, 58 anni, con cinque martellate in testa, e poi di aver tentato di uccidere anche la madre Sabrina Guidetti, di 54, nella loro casa di San Martino. Eletti è stato condannato a 24 anni e due mesi di carcere.

Il delitto di Novi Ligure

Sono le 19.50 del 22 febbraio 2001 quando Erika De Nardo, 16 anni, e il fidanzato Mauro Favaro, detto Omar, di 17, uccidono la madre di lei, Susanna Cassini, 41 anni, e il fratellino Gianluca De Nardo, 11 anni, nella villetta di famiglia a Novi Ligure (Alessandria). Il padre di Erika, l’ingegnere Francesco De Nardo, viene risparmiato perché non in casa. In totale, i due baby killer sferrano 97 coltellate, di cui 57 al piccolo Gianluca, testimone involontario dell’omicidio della madre. In un primo momento i due ragazzi parlano di una rapina finita in tragedia a opera di alcuni albanesi, ma qualcosa non torna. Lasciati da soli in sala interrogatori, Erika e Omar parlano tra loro e involontariamente confessano: gli indizi disseminati per casa li inchiodano. Nel 2003 la Cassazione conferma le condanne a 16 anni per Erika e a 14 per Omar, che esce dal carcere nel 2010. Erika viene mandata nella Comunità Exodus di Lonato, nel bresciano, dalla quale esce per fine pena il 6 dicembre 2011.

La strage di Sestri Levante

Il 20 luglio 1995 Carlo Nicolini è a tavola nella casa di famiglia a Sestri Levante (Genova) con i genitori, il padre Mario, 72 anni medico in pensione, e la madre Letizia, 61 anni. All’improvviso una discussione scatena qualcosa nel ragazzo, che prende il fucile, uccide i genitori e infierisce sui corpi con una mannaia. Poi si siede davanti la tv, finché la figlia dei vicini bussa per avvisare di una perdita d’acqua. Carlo apre la porta con ancora i vestiti imbrattati di sangue. I corpi dilaniati dei genitori sono ancora a terra, non si troveranno mai i cuori. Nel settembre 1997 la Corte d’Appello di Genova conferma la sentenza di primo grado e lo dichiara incapace di intendere e di volere e pericoloso per la società, condannandolo all’ergastolo in ospedale psichiatrico. Con la chiusura delle strutture viene trasferito in una comunità: pur unico erede della fortuna dei genitori (un patrimonio immobiliare di 8 milioni di euro), non potrà mai uscire.

Nadia Frigerio

Una Fiat Uno rossa di dieci anni, qualche gioiello, 500mila lire in contanti e un appartamento da tre stanze in affitto: questo il movente che spinge Nadia Frigerio, 33 anni, a uccidere la madre Eleonora Perfranceschi, 57 anni, il 4 novembre 1994 a San Michele Extra, provincia di Verona. Ad aiutarla il fidanzato Marco Rancani, suo coetaneo: mettono del sonnifero nel caffè e, quando la donna crolla, Nadia ordina a Marco di strozzarla con il filo del telefono. In seguito, lasciano il corpo lungo una strada che porta in periferia, con le calze strappate e la camicetta sbottonata: nella borsa e vicino al cadavere fanno cadere dei preservativi. La coppia ha inscenato tutto perché vuole far credere che la madre sia una prostituta e sia caduta vittima di un cliente. Invece è Nadia che vorrebbe prostituirsi, con il compagno a fare da protettore, ma le serve la casa della madre: da qui il movente. Nadia Frigerio viene condannata a 22 anni, a 16 anni il complice.

Il delitto di Cerveteri

Giovanni Rozzi al processo spiega di aver ucciso il padre Paolo Rozzi e la madre Filomena Terra, mentre dormivano nel letto della casa di famiglia a Cerveteri, Roma, la notte di Santo Stefano del 1992 per ‘essere libero di gestire il patrimonio’. Con lui anche Filippo Meli, suo amico di 28 anni, tossicodipendente e malato di Aids, pronto a tutto, come dissero i Pm, per una dose. All’epoca dei fatti Giovanni ha 26 anni: convince l’amico a sparare alla nuca ai genitori mentre dormono, dopo aver messo a letto il fratello con gravi problemi di handicap. Il figlio omicida viene condannato all’ergastolo, mentre al complice vengono riconosciute le attenuanti e una pena di 26 anni. Meli muore nel 1995.

Pietro Maso

Pietro Maso, il 17 aprile 1991 uccide i genitori Antonio Maso e Mariarosa Tessari nella casa di famiglia a Montecchia di Crosara, provincia di Verona. Ad aiutarlo gli amici Giorgio Carbognin e Paolo Cavazza, 18 anni, e Damiano Burato, che diventerà maggiorenne due mesi dopo. I quattro massacrano la coppia con tubi di ferro e altri oggetti che trovano in casa per simulare una rapina; dopo averli uccisi, passano la serata in discoteca. Maso, che aveva già tentato di uccidere i genitori due volte, agisce solo per incassare la sua parte d’eredità. Condannato a 30 anni, nel 2008 ottiene la semilibertà. Nel 2020 torna alla ribalta della cronaca perché percettore del reddito di cittadinanza.

Il caso Carretta

Nell’agosto 1989 scompaiono da casa Giuseppe Carretta, la moglie, Marta Chezzi, e i figli Ferdinando, 26 anni, e Nicola di 23 anni. Per anni la famiglia Carretta sembra scomparsa nel nulla, tra segnalazioni in tutto il mondo e il mito della fuga in paesi felici. Solo anni dopo si scopre la verità: Ferdinando ha ucciso padre, madre e fratello, sparando loro con una pistola Walther calibro 6.35 nella casa di famiglia. Dopo gli omicidi passa giorni a pulire l’abitazione e fa sparire i corpi nella discarica di Viarolo: non verranno mai trovati. L’8 agosto intasca un assegno da cinque milioni dal conto del padre e un altro milione di lire da quello del fratello, falsificando le firme, e fugge a Londra. Per far perdere le tracce guida il camper di famiglia fino a Milano, dove viene trovato dalla troupe di ‘Chi l’ha visto?’. Nel 1998 viene fermato per un’infrazione alla guida a Londra: non ha cambiato le generalità e il suo nome è negli archivi come persona scomparsa. Gli investigatori italiani partono per la Capitale inglese per interrogarlo, ma non ottengono nulla. Il 30 novembre 1998 il colpo di scena: Carretta confessa i tre omicidi davanti alle telecamere di ‘Chi l’ha visto?’. Ritenuto incapace di intendere e volere, viene condannato a cinque anni di reclusione nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. Dal 2006 sconta la pena in una comunità di recupero a Forlì, fino al 9 maggio 2015, quando ottiene la libertà vigilata. Nel 2008 riceve l’eredità dei genitori, tra cui la casa dell’omicidio, dopo un accordo con le zie.

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