Per giudici i suoi sono contenuti 'negativi' ma si tratta di "scelta espressiva"

Zaccaria Mouhib, in arte il trapper Baby Gang, è stato scarcerato e torna agli arresti domiciliari. Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Milano annullando l’ordinanza della Corte d’appello di Milano con cui lo scorso 29 aprile era stato disposto l’aggravamento della misura nei confronti del 22enne per una serie di violazioni, a cominciare dalla diffusione sui suoi canali social di immagini promozionali del nuovo album in cui mostra una pistola, dell’erba e ostentando il braccialetto elettronico. Baby Gang, che era recluso nel carcere di Busto Arsizio, ora potrà tornare ai domiciliari.

Secondo i giudici del tribunale della Libertà (collegio Galli-Buzzanca-Alonge), che hanno accolto la richiesta dell’avvocato Niccolò Vecchioni, i magistrati d’appello non avrebbero tenuto “conto” del fatto che il trapper fosse “stato autorizzato” dalla stessa “Corte” e “dal Tribunale prima” a “derogare sia all’obbligo di permanenza al domicilio” e al “divieto di comunicare con soggetti terzi”. Nel tempo al 22enne sono state concesse diverse “autorizzazioni” per “lo svolgimento dell’attività lavorativa” e in particolare “shooting fotografici, la produzione di videoclip” oltre a “prevedere espressamente la possibilità di incontrare, presso il domicilio, uno dei propri collaboratori”.

Nell’udienza tenuta ieri la difesa di Baby Gang ha sostenuto che le immagini divulgate sui social e per le quali la Procura generale di Milano che sta celebrando il processo d’appello per la sparatoria di corso Como ha chiesto il rientro in carcere, allegando alcuni screenshot telefonici, sono immagini “promozionali” del nuovo album musicale in uscita quello stesso mese. Nel girato viene mostrata una pistola ‘finta’, ‘erba ‘finta’ (come anche un carro armato finto) di cui ci sarebbero le fatture. Il trapper avrebbe sempre ‘lavorato previa autorizzazione’ come dimostrerebbe il suo ‘percorso autorizzativo’. 

Giudici, da trapper Baby Gang contenuti “negativi” ma è “scelta espressiva”

Il trapper Baby Gang ha continuato a diffondere sui social “contenuti” che “depongono negativamente”, come le immagini che lo ritraggono con armi e droga, dimostrando come non abbia mai voluto “prendere le distanze” da “un’immagine di sé come quella di un soggetto inserito in uno stile di vita illecito” ma allo stesso tempo sono queste “scelte espressive” nell’ambito “dell’esercizio dell’attività lavorativa che comunque è stato autorizzato a svolgere”. Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Milano che hanno rimesso ai domiciliari l’artista 22enne, finito in carcere a Busto Arsizio lo scorso aprile su ordine della Corte d’appello di Milano in aggravamento della misura precedente per aver diffuso sui social di immagini “promozionali” del suo nuovo album.

Secondo i giudici del tribunale della Libertà che lo hanno rimesso ai domiciliari “non è stato dimostrato” nemmeno che i post sui social rilanciati su Instagram siano stati “materialmente” da lui stesso “diffusi” visto che il giovane Zaccaria Mouhib (vero nome), originario di Lecco, ha presentato il contratto di lavoro con il suo manager con cui era stato autorizzato a lavorare dai giudici. Se anche la diffusione dei contenuti promozionali fosse avvenuta su “specifica istruzione” di Baby Gang, almeno sui tempi, non si tratterebbe di una “trasgressione”, si legge del provvedimento di 5 pagine che ha accolto l’istanza difensiva dell’avvocato Niccolò Vecchioni.

Voglio solo dire che sono confuso – si è rivolto ieri il trapper ai giudici presentandosi scortato da agenti della penitenziaria nell’aula al piano terra del Palazzo di Giustizia di Milano – mi sembra di aver rispettato le prescrizioni, mi si sanziona quello che faccio sotto il profilo artistico che non ha nulla a che fare con i fatti contestati”.

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