Gli arrestati sono stati trasferiti presso il carcere di Secondigliano e di Santa Maria Capua Vetere

Facevano ricorso ad imposizioni, divenute via via sempre più intimidatorie e prevaricatrici, affinché gli venisse garantito l’affidamento e in totale assenza di alcuna regolamentazione giudiziaria, di una bambina nata dalla relazione di una donna con il rampollo – detenuto – di una famiglia storicamente al vertice di una delle fazioni camorristiche che si contendono l’egemonia criminale nella zona del quartiere napoletano Ponticelli.

I carabinieri di Torre del Greco hanno per questo motivo eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Napoli, su richiesta della Dda, nei confronti di 9 persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di atti persecutori, lesioni personali e detenzione e porto in luogo pubblico di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso per aver fatto ricorso all’intimidazione di tipo camorristico denominata clan “De Martino”, storicamente operante nell’area orientale di Napoli e, in particolare, nel quartiere Ponticelli.

Le investigazioni hanno consentito di documentare l’esecuzione di veri e propri cortei armati degli affiliati al gruppo camorristico in questione per scortare i nonni paterni in occasione dei quotidiani prelievi e delle riconsegne della bambina. Gli arrestati sono stati trasferiti presso il carcere di Secondigliano e di Santa Maria Capua Vetere.

Camorra, bimba contesa: madre picchiata per non averla portata dai nonni

Picchiata “brutalmente” per non aver accompagnato la bambina a casa dei nonni paterni. La piccola, in quell’occasione, stava male e la madre decise di farla rimanere a casa a riposare dopo un mal di pancia. Una decisione che, però, non piacque affatto alla famiglia dell’ex: la donna, insieme con sua madre, fu pestata “prima presso un negozio gestito da cittadini cinesi, poi presso la sua stessa abitazione”. È quanto si legge nell’ordinaza relativa agli arresti di 9 persone del clan De Martino, che LaPresse ha potuto visionare – all’esito delle indagini della Dda di Napoli e che stamani ha portato all’arresto di 9 persone da parte dei carabinieri della Compagnia di Torre del Greco che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale partenopeo.

L’aggressione avvenne davanti alla “silente e compiaciuta presenza degli stessi” nonni paterni, Francesco De Martino e Carmela Ricci e della bimba, che all’epoca dei fatti aveva poco più di un anno, che era in braccio alla nonna paterna. Il nonno, da parte sua, minacciò anche la donna e la sua famiglia di non andare a denunciare “evocando il proprio predominio criminale” nel quartiere Ponticelli.

 

Bimba contesa, comunicazioni da carcere grazie a guardia complice

Comunicazioni costanti dal carcere dove il padre della bimba contesa era rinchiuso “tramite un profilo Instagram” con la complicità di una guardia penitenziaria. Minacce di morte alla donna, anche puntandole una pistola alla testa “intimandole di fargli vedere regolarmente la figlia”. È quanto si legge nell’ordinanza relativa agli arresti di 9 persone del clan De Martino, che LaPresse ha potuto visionare – all’esito delle indagini della Dda di Napoli e che stamani ha portato all’arresto di 9 persone da parte dei carabinieri della Compagnia di Torre del Greco che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale partenopeo.

“Ci ho parlato spesso – racconta la donna – e so che viene messo a conoscenza di tutto quello che accade“. Così, di fronte a ogni ‘frizione’, qualcuno dall’esterno inviava un messaggio a Salvatore De Martino chiedendogli di chiamare “appena possibile”. È la stessa madre della bambina contesa a raccontare ancora che De Martino si era raccomandato di “non contattarlo a inizio settimana, ma nel fine settimana” perché “c’è una guardia penitenziaria che è d’accordo con lui che gli consegna il telefono”. 

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