È durata 11 giorni la latitanza dell'uomo accusato di aver ucciso lo zio Mario e di aver distrutto il cadavere
Era nascosto in un cassettone in camera da letto nella sua villa a Soiano del Garda, in provincia di Brescia, quando i carabinieri del comando provinciale lo hanno trovato. All’arresto, Giacomo Bozzoli, condannato per l’omicidio dello zio, Mario Bozzoli, nell’ottobre 2015, non ha opposto resistenza. L’uomo aveva con sé un borsello contenente circa 50mila euro, si era fatto crescere barba e baffi.
L’arresto nel pomeriggio, dopo undici giorni di latitanza. Giacomo Bozzoli, fuggito in Spagna, a Marbella, ha fatto rientro in Italia, “nelle ultime abbondanti 24 ore”, utilizzando “auto prese a noleggio”. Non è dunque tornato con la sua Maserati Levante, avvistata l’ultima volta, nel territorio bresciano, lo scorso 23 giugno e ripresa dalle telecamere di sorveglianza tra Soiano, Manerba e Desenzano. Secondo il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, Bozzoli non aveva intenzione di costituirsi. “Il posto in cui è stato trovato – ha affermato – conferma la sua mancanza di volontà di costituirsi”.
Al momento dell’arresto si è professato innocente. La procura di Brescia ha aperto un fascicolo co l’ipotesi di ‘procurata inosservanza della pena’. “Faremo le dovute verifiche – ha spiegato Prete – Abbiamo seguito il regolamento del ministero della Giustizia e, non appena è stata emessa la condanna a suo carico, nel più breve tempo possibile abbiamo emesso l’ordine di carcerazione e quando i carabinieri sono andati a casa sua, non c’era. Prima era un uomo libero, appena ricevuta la notizia della condanna, è partita la procedura”.
Potrebbe esserci una “coincidenza” che “è da verificare”, secondo gli inquirenti, tra il fatto che il figlio di nove anni sia stato sentito in procura in audizione protetta fino alla tarda serata di ieri e il fatto che oggi Bozzoli sia stato rintracciato nella sua villa. “È una mia deduzione – ha sottolineato Prete – ma non è da escludere che sia tornato in Italia per mantenere i contatti con il figlio“.
L’ultima volta era stato visto il 30 giungo proprio a Marbella, dove era fuggito con la moglie e il figlio. Poi, la donna e il bambino avevano fatto rientro in Italia lo scorso 5 luglio, arrivando in treno a Milano. La donna, Antonella Colossi, sentita due volte dagli inquirenti, aveva negato di sapere dove si trovasse Giacomo Bozzoli. Una versione confermata anche dal bambino sentito nella giornata di ieri in ambiente protetto. Nei giorni scorsi, si erano ripetuti gli appelli dei familiari di Bozzoli affinché tornasse a casa e si consegnasse alle forze dell’ordine, a cominciare dal padre Adelio Bozzoli.
Bozzoli, lo scorso primo luglio, era stato condannato dalla Cassazione per l’omicidio dello zio, Mario Bozzoli, avvenuto l’8 ottobre del 2015. Il corpo dello zio era stato gettato nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno. Per i giudici, Giacomo Bozzoli, avrebbe aggredito lo zio vicino ai forni e avrebbe chiesto a un dipendente – trovato morto, dopo essersi suicidato, il 18 ottobre 2015 – di ‘disfarsi’ del corpo dietro compenso. È così che il cadavare di Bozzoli è finito nel forno della fonderia.
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