Dopo che il Parlamento ha respinto la richiesta di sequestrare la corrispondenza di Renzi, Boschi e Bonifazi
La Procura di Firenze ha chiesto al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale, Sara Farini, di sollevare davanti alla Corte costituzionale un nuovo conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato nell’ambito del procedimento in corso sulla Fondazione Open, in cui il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, la deputata Maria Elena Boschi e l’ex parlamentare e ministro Luca Lotti sono indagati insieme ad altre otto persone per il reato di finanziamento illecito dei partiti. Lo ha riferito ai giornalisti al termine dell’udienza di oggi, 15 luglio, l’avvocato Federico Bagattini, uno dei difensori dell’ex premier. Il giudice Farini si è riservata la decisione e ha aggiornato l’udienza al 14 ottobre. Secondo i pm fiorentini, la Fondazione avrebbe agito come un’articolazione di partito raccogliendo tra il 2014 e il 2018 oltre 3,5 milioni di euro in violazione delle norme sul finanziamento della politica.
Il conflitto di attribuzione
Bagattini ha spiegato che i pubblici ministeri Luca Turco e Antonino Nastasi hanno sollecitato il giudice “a sollevare questione di conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione alla legittimità delle decisioni prese dal Senato e dalla Camera” nella scorsa primavera. Infatti, i due rami del Parlamento hanno respinto la richiesta della Procura fiorentina di sequestrare la corrispondenza elettronica di Renzi (chat e mail) e dei parlamentari Boschi e Bonifazi, perché il sequestro non era stato preventivamente autorizzato dalle Camere. Il difensore di Renzi ha poi aggiunto che “i pm vorrebbero che la Corte costituzionale si pronunciasse sulla legittimità delle decisioni prese dalle Camere”, e ha fatto sapere che tutte le difese degli indagati si sono opposte alla richiesta della Procura, “rammentando che le decisioni in questa materia del Parlamento sono sovrane e intangibili”.
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